COME TU MI VUOI

Regia: Volfango De Biasi

Cast: Cristiana Capotondi (Giada), Nicolas Vaporidis (Riccardo)

Trama: Una ragazza trasandata e col dente avvelenato, alle prese con il dilemma: essere o apparire. Un ragazzo viziato, bello, il tipico prodotto moderno dei quartieri alti. Prova a metterli insieme: potrebbe essere la solita favola del principe e della sua Cenerentola. O potrebbe essere qualcosa di diverso, di più complesso. È ancora possibile l'amore eterno, quello vero, che cambia il modo di essere, di vedere e di pensare, in una società come questa?


CONDUTTORE: Bene amici, manca poco! Tre, due, uno... Tempo scaduto! Scendere, ragazze, scendete dai tini. Vediamo subito qual è il risultato. Incredibile! Parità! Parità! Non vi preoccupate per i vostri piedini, ragazze, la vinoterapia fa miracoli! Accomodatevi alla vostra postazione. E adesso, per sapere come finirà questa gara, dobbiamo fare lo spareggio! Facciamo entrare la prova dei mitici budini! Eccoli qua! Portati dalla nostra cara Graziella! Straordinario, guardate che meraviglia! Graziella, non li guardare. Questi sono dietetici, eh? Noi ci teniamo alle nostre ragazze!
GRAZIELLA: Ah, beh, anche perché troppi ne devono mangiare per avere un fisichetto come il mio.
CONDUTTORE: Parole sante! Salutiamo Graziella! Bene, venite, venite, qua, avvicinatevi. Allora, Nicoletta e Samantha, siete pronte? Mettetevi sùbito il vostro mollettone. Tre, due, uno, via! Eh! Ecco, allora, attenzione! Vedo Samantha che sta cominciando bene con un metodo tutto suo. Nicoletta mi sembra invece più determinata, più veloce, più scafata, amici ascoltatori! Attenzione! Ma vedo Samantha in netto recupero! Sono tecniche diverse. Attenzione, non toccate con le mani. Lo so che è terribile. Guardiamo qui bene Nicoletta. Ma Samantha è in netto recupero. È in netto recupero. Attenzione! Samantha è in netto recupero! Samantha in netto recupero! Samantha ha vinto! Brava! Congratulazioni, Samantha! Straordinaria! Incredibile, tiravi come un aspirapolvere! Sei contenta?
SAMANTHA: Contentissima, grazie!
CONDUTTORE: Allora, ecco la premiazione. Grazie, Graziella! Amiche, venite dietro. E voi stringetevi la mano! Allora, forza. Oh, che meraviglia! Samantha, vuoi dire qualcosa agli amici a casa?
SAMANTHA: Beh, voglio dire che nella vita bisogna avere determinazione per ottenere un obiettivo.
CONDUTTORE: Sì.
SAMANTHA: Io ce l'ho messa tutta e ce l'ho fatta.
CONDUTTORE: Brava.
SAMANTHA: Posso salutare?
CONDUTTORE: Ma devi salutare!
SAMANTHA: Un bacione a mamma e papà! Ciao!
CONDUTTORE: Okay! Bene, amici! Samantha, congratulazioni! Amici, noi ci vediamo la prossima settimana! Vai con la sigla! Ciao! Buonanotte!
GIADA FERRETTI: L'ideale contemporaneo di donna: chinata a 90 gradi ad ingoiare budini. Almeno finisce l'ipocrisia di copertura. Finalmente il ruolo della donna davanti e dietro lo schermo coincide. Ecco la vera pornografia.
SARA: Ancora? Giada, ma sta diventando una malattia!
GIADA: Sto solo cercando di capire. Come siamo arrivati sin qui, Sara? Perché le donne non dicono niente?
SARA: E perché forse non gli dispiace poi tanto farsi mercificare, come dici tu.
GIADA: Brava. È proprio quello che il sistema si aspetta che tu dica.
SARA: Beh, almeno sono affidabile.
GIADA: Quando spegni la TV ti accorgi che la realtà è anche peggio. Sono più brutti, vestiti peggio ma vogliono esattamente le stesse cose. Vuole sedersi?
PASSEGGERO: No, grazie, sto bene in piedi.
GIADA: Pensano di vivere in una soap. Per loro lo Tsunami e un "Posto al sole" fa lo stesso. Li vedrei bene sotto i bombardamenti in Iraq, o deportati al Polo Nord. Di sicuro metterebbero su un giro vip anche lì.
RICCARDO CROCE: Questa?
FIAMMA: Forse.
NAOMI: Chiami me?
RICCARDO: Ciao. Senti, questa sera c'è una bellissima serata al privé. Ti va di entrare con noi? Area supervi-ai-pi.
NAOMI: Sì, volentieri. Posso portare pure mia cugina?
RICCARDO: Sì, porta chi ti pare. Basta che sia gente carina, però.
NAOMI: Carina, cioè?
FIAMMA: Carina. Una che non si preoccupa di esserlo, per esempio. O una che non si chiede che vuol dire, per esempio.
NAOMI: Ah, giusto. E allora ci vediamo stasera.
LORIS: Ehm, puoi contarci, bella! Ammazza che bona! Questa è mia. Cioè, se per te va bene, Ric.
RICCARDO: Ma sì, certo, che mi frega a me. Fai il tuo gioco, bello!
FIAMMA: Certo, ragazzi, che dovreste alzare un po' il tiro. Personalità zero. Tra un po' ci porteremo proprio chiunque al privé.
LORIS: Sì, personalità come ti pare, però 5-6 milioni di botte...
RICCARDO: Capisci, Fiamma, bisogna sacrificare la perfezione. Il popolo ha fame.


SARA: Ne hai per molto con 'sto carro armato?
GIADA: Spegnilo pure, finisco domattina. No! Mi hai fatto perdere il segno!
SARA: Ma tanto lo conosci a memoria! Ti sarai fatta pure tutta la bibliografia del manuale.
GIADA: Non è solo un esame. Questa roba prima o poi io la insegnerò.
SARA: Certo.
GIADA: Se voglio sviluppare una mia teoria sulle comunicazioni di massa devo sapere tutto. Devo essere più preparata del professore, se voglio che si accorga di me.
SARA: Ma io un po' di questa energia che c'hai, no?, la investirei in comunicazioni meno di massa, ma più mirate. Di là c'è un mio amico spagnolo. Erasmus. Ti va di conoscerlo?
GIADA: No, domattina ho l'esame. Sono al terzo ripasso e non so ancora nulla.
SARA: Due botti?
GIADA: No, lo sai che non condivido.
SARA: Ah, già. Ammazza, che vita de merda.
LORIS: Ma lo sai che questo privé praticamente è nostro? Cioè, se io e Ric, ma soprattutto io, non veniamo, beh, non lo aprono neanche. Non aprono neanche il locale! No, vabbè, scherzavo. Però conosciamo tutti: baristi, buttafuori... Ehm... Anche Nando lì alla corda.
KATIA: Guarda che si vede che sbavi!
ALESSIA: Non sto sbavando. Non dire cazzate.
RICCARDO: Ehi.
ALESSIA: Dove si va a fare colazione?
RICCARDO: Io passo, accompagno lei.
LORIS: Cugino, ma non avevi un esame oggi?
RICCARDO: Porca puttana! Me l'ero scordato. Come cazzo ho fatto? Senti, l'accompagni tu a casa?
LORIS: Certo, certo, Bro'. Bombe di caffeina pura, made in Germany. Dice Hermes non più di due.
RICCARDO: Meglio tre, eh?
NAOMI: Se vuoi, ti aiuto a preparare la cartella.
RICCARDO: Senti...
NAOMI: Naomi.
RICCARDO: Eh. Un altro esame con notte in bianco. È una tragedia. Vai, va'.
NAOMI: Ci vediamo stasera?
RICCARDO: Ti chiamo io, eh? Vai.


GIADA: ...come sono organizzate le attività ripetitive della società. Le attività della società. ... altre forme di attività sociale dal punto di vista del comportamento... altamente organizzata... si riferisce a...
RICCARDO: Bro'! Sì, sono arrivato in tempo. Se non era per te, lo saltavo pure stavolta. Ma quale in bocca al lupo, che non ho aperto libro. Qui l'unica speranza è l'assistente. È l'unica qui dentro preparata meno di me. Sì, bella! A dopo. Stai ripassando?
GIADA: Non lo vedi?
RICCARDO: Mi fai dare un'occhiata giusto per sapere di che si parla?
GIADA: Solo dell'ultimo secolo delle comunicazioni di massa.
RICCARDO: Professoressa! Mi scusi, posso parlarle un secondo?
ASSISTENTE: Mi dica.
RICCARDO: Mi piacerebbe m'interrogasse lei. Sa, sono un po' nervoso e con lei sarei decisamente più a mio agio.
ASSISTENTE: Come si chiama?
RICCARDO: Croce. Riccardo Croce.
ASSISTENTE: Bene. Inizi parlando della teoria del proiettile magico.
RICCARDO Sì. Sì, sì... ehm... la teoria per cui il proiettile fa...
GIADA: Il sistema dei mass media ha la pretesa di, ehm, creare, eh, diciamo, una comunanza tra le diverse classi sociali, ma al contempo corre il rischio di provocare la passività e l'asservimento del pubblico attraverso la manipolazione delle coscienze. A tal proposito ho provato ad analizzare il contesto sociale all'interno del quale i media agiscono.
PROFESSORE: E cosa ne ha dedotto?
GIADA: Come direbbe Sartori, l'Homo Sapiens è diventato Homo Videns. Non si comunica più con la parola, ma con l'immagine.
PROFESSORE: Sì, questo lo dicono in tanti.
GIADA: Certo. Ma i teorici dimenticano di dire che la TV commerciale impone programmi mediocri affinché sia la pubblicità, ben più interessante, a catturare l'attenzione dello spettatore, e a stimolare il bisogno di imitazione dei modelli che propina.
ASSISTENTE: Allora, Croce, mi parli della teoria ipodermica, mh?
RICCARDO: Sì, eh, la teoria ipodermica... ehm... è quella sviluppata intorno agli anni... Venti, mi pare. No, forse erano i Trenta. Vabbè, che poi, praticamente... il periodo è quello. Sa che ho sempre avuto un po' di difficoltà con i numeri... a parte quelli di telefono, che invece...
ASSISTENTE: Mh. Non è molto preparato, eh? Va bene, Croce, per questa volta se la cava con venti. Accetta?
RICCARDO: Sì. Grazie.
PROFESSORE: Trenta con lode.
GIADA: Scusi, professore...
PROFESSORE: Sì.
GIADA: Io le ho già chiesto la tesi e dopo mi piacerebbe continuare a studiare. Mi chiedevo se con la sua cattedra ci fossero delle possibilità.
PROFESSORE: Mi farebbe piacere, ma purtroppo non posso più prendere assistenti. Ne ho già troppi, eh?
GIADA: Capisco. No, grazie.
RICCARDO: Oh, come t'è andata?
GIADA: Trenta e lode.
RICCARDO: Mazza, che culo!
GIADA: Che cazzo c'entra il culo? Io studio, e faccio male. Perché in questo Paese è più facile che quelli come te riescano a diventare assistenti e non io. Quelli come te sono la principale causa del declino culturale, politico ed economico del nostro Paese.
RICCARDO: Addirittura? Non pensavo di essere così importante. Ma vaffanculo, va. 'Sto ragno al limone!
FABIOLA CROCE: Ecco, vedi, Giuseppe? Non ne abbiamo uno adatto. Sì, questo potrebbe andar bene, ma se ne è sbeccato uno. Devo prenderne uno nuovo.
GIUSEPPE CROCE: Prendilo, Fabiola, prendilo.
RICCARDO: Buongiorno! Ciao, papà.
GIUSEPPE: Ciao.
RICCARDO: Mamma... Ciao, Cristì! Anche l'esame di comunicazione è andato, eh? Ventisette.
FABIOLA: Ah! Bravo, tesoro, complimenti! Che fai, ti fermi a pranzo?
GIUSEPPE: E bravo, Ric.
RICCARDO: Grazie.
GIUSEPPE: Quindi siamo a quota esami?
RICCARDO: Quelli del mese scorso più uno, cioè diciotto, no?
GIUSEPPE: Eh, già diciotto. Volevo ben dire. Tieni, ho una cosetta per te.
RICCARDO: Cos'è?
GIUSEPPE: Certificato esami sostenuti. Dodici. Con la media del diciannove. Il preside di facoltà è un amico. Ma così, per curiosità, che cosa sono io per te? Un asino che se gli tiri la coda caca monete? Dove ho sbagliato io con te? Che ti ho pure permesso di scegliere questo cazzo di Scienza della Comunicazione, che mi dicevi essere la più adatta per l'e-business. E lo sapevo che è solo perché a te non ti va di fare un cazzo. Ma io niente, zitto. E adesso tu mi prendi anche per il culo?
RICCARDO: Papà, ascolta...
GIUSEPPE: No, parlo io. Sei un bugiardo, succhia soldi, inconcludente! Ma si cambia, adesso. Basta extra. Basta conti in rosso tutti i mesi. Te ne do 1.000 al mese! Fatteli bastare. E se vuoi andare in vacanza, vedi di superare almeno economia politica, che forse è utile a qualche cosa. Altrimenti passi l'estate a studiare con me e con la mamma.
FABIOLA: Ma dai, Giuseppe, non essere troppo duro, eh! Ma se non li spende lui i soldi, scusa, chi può farlo? Non può mica andare in giro come i figli dei nostri dipendenti.
GIUSEPPE: Senti, se è venuto su così... con questa idea della classe eletta e non sa fare un cazzo...


FRANCA: ... tu sei troppo giovane per capire. Quando diventi mamma pure tu, vedi. La colpa è pure mia. Almeno avesse scelto Economia, o Medicina. Ma che pensa di farci con Scienza della Comunicazione? Finirà sotto i ponti.
SARA: Ma no, Franca. Giada è in gamba.
FRANCA: Speriamo, Sara. Ti ricordi quand'era piccola? Era già così: sempre in disparte, piena di problemi. Mh! Come si concia poi! Me pare un maschio. Ma si incontra con qualche ragazzo, almeno? La mia paura è che me rimane zitella, con la casa piena de gatti!
GIADA: Ciao, mamma. È sempre un piacere sentirti parlare di me.
SARA: Il pranzo è quasi pronto.
FRANCA: Scusa, Giada, ma 'na mamma se preoccupa sempre, no?
GIADA: Lasciamo perdere. A proposito, a che cosa devo questa tua visita?
FRANCA: Ehm... Senti un po', Giada, io e tuo padre abbiamo parlato a lungo. Mi spiace tanto, ma... da quando sono arrivati l'euri non se campa più. La vita costa troppo. E noi non ce la facciamo più a mantenerti qua a Roma. Quindi perciò te ne devi tornà a casa e venire giù solo per l'esame. Oppure te devi trovà un lavoro.
SARA: No, dai, su, bisogna uscire, vedere gente. Ho letto l'oroscopo: dice che per le Vergini ci saranno importanti novità in amore. Cambiati, su. Dai.
GIADA: Non capisco cosa c'è che non va.
SARA: Era out negli anni Ottanta, figurati ora! Ti squalifichi da sola.
GIADA: Ma squalifico da cosa? È solo un maglione! Mi copre, tiene caldo e poi ci tengo. Me l'ha regalato mia nonna.
SARA: E si vede.
GIADA: Sandalo Fornarina, 180 euro, pari a 60 ore lavorative di un ferrotranviere. Cinta Just Cavalli, 600 euro. Un mese di lavoro di una bidella e un pitone assassinato. Taglio alla Paris Hilton, 80 euro. Per un totale di 200 euro mensili. Venti ore di lavoro di un'infermiera.
MARCO BABELLI: Scusa, posso? Ti disturbo?
GIADA: No.
MARCO: Che scrivi?
GIADA: Prendo appunti. Sto sviluppando delle teorie sugli scambi sociali, cazzate.
MARCO: No, perché cazzate? È interessante. Cioè?
GIADA: Cioè... la comunicazione sociale funziona a piramide. Ogni gradino è una classe. Chi sta su questo gradino è impegnato ad imitare quelli che sono sopra, via via sino al vertice, dove siede chi non fa nulla e quindi non ha nulla da dire. Risultato? Facciamo tutti lunghe conversazioni sulla caccia alla lepre.
MARCO: Sì, certo. Non ci avevo mai pensato.
GIADA: Invece parlare di... di se stessi, oppure del proprio lavoro, non è "in". Ma perché?
MARCO: Giusto. Infatti io volevo parlarti proprio di quello che faccio.
GIADA: E certo, che cosa fai?
MARCO: Il giornalista.
GIADA: Ah, bello! E... e dove scrivi?
MARCO: "Parioli Pocket". È una free press, ma non ha niente da invidiare a quelle a pagamento, eh? È trendy, è roba seria, ci sono i servizi e tutto... E poi guarda, guarda che finezza.
GIADA: Tu di che ti occupi? Rilegature?
MARCO: No, no, io sono Marco Babelli. Io curo la rubrica "Prima/Dopo". Vedi, la nostra redazione trasforma le ragazze qualunque in tipi very cool. Io cerco volti. Questa rubrica aiuta le persone a sentirsi forti dentro.
GIADA: Ah, perdonami, Marco, ho solo un dubbio: la lobotomia te l'hanno fatta da piccolo o è ancora fresca?


PEPPE: Allora, facciamo così: io ti prendo in prova per una settimana. E poi se va bene, t'assumo.
GIADA: Ma questa settimana è pagata?
PEPPE: Ma certo!
GIADA: Tre volte a settimana, tre ore al giorno. 50 euro. Pagamento a inizio lezione, e soprattutto nessuna responsabilità per il risultato. Mh-mh. Sì.
LORIS: Ehm... buongiorno... sorella. Mi dispiace, ma abbiamo già un'enciclopedia che ci fa da aspirapolvere, ed è anche Testimone di Geova.
GIADA: Sono qui per le ripetizioni, fratello.
RICCARDO: Ah. A quanto pare ci conosciamo già.
LORIS: Beh, buona fortuna, cugino. Ti lascio al tuo destino.
RICCARDO: Ti piacciono? Fatte io.
GIADA: Sì, belle. Molto colorate. Come ci mettiamo?
RICCARDO: Io preferisco sotto.
GIADA: Ce li hai almeno i libri?
RICCARDO: Sì, dovrei cercarli. Servono proprio?
GIADA: Mh. E i soldi.
RICCARDO: Capisci? Non ce la faccio più. È troppo. L'economia, i grafici, la matematica... e Maria la Sanguinaria che mi scuce 600 sui 1.000 che mi restano! Sto alla fame, Bro'. Mi tocca chiedere le cose a credito. Mollo!
LORIS: Sì, così lo zio ti fa saltare anche le palle, oltre ad Ibiza.
RICCARDO: Ecco, lo vedi? È un complotto. Non c'è verso di sfuggire al ragno al limone.
FIAMMA: Non male. La più cliccata sono io.
LORIS: Ci credo, ti si vede pure il pancreas!
RAGAZZA: Oh! Ricky, sei bravissimo! Queste sì che sono foto... artistiche.
RICCARDO: Che faccio, la chiamo e mollo?
LORIS: Così passi l'estate a spazzare aghi di pino nella villa a Fregene con papà. Devi essere freddo, Ricca'. Scopatela! Almeno smetti di pagarla.
RICCARDO: Che cazzo dici, Bro'? Ma l'hai vista? Con quella non mi si alza.
ALESSIA: Scopare chi?
LORIS: Niente, Alessia. È questione di business.
RICCARDO: Perché, tu dici che risolvo?
GIADA: Porca paletta!
SARA: Vado io!
GIADA: Sara, hai una lampada da prestarmi?
SARA: Prendi quella che ho sul comodino! Ciao! Ah, tu sei... sei Ri... Riccardo?
RICCARDO: Eh, sì. Ma c'è Giada? Ciao!
GIADA: Ah... vieni, entra pure. Li hai portati gli esercizi? Okay. Mettiamo una cosa in chiaro, mister culo di marmo. Se ti aspetti che ti dia ripetizioni china tra le tue gambe, ti sbagli di grosso. Quindi, o lavoriamo o quella è la porta. Io non sono come le assistenti con le quali sei abituato a trattare tu.
RICCARDO: Senti, scusami. Io pensavo che... Così, l'ho fatto sulla scia degli eventi.
GIADA: Quali eventi?
RICCARDO: Beh, il buio, le lucette, la finestra chiusa...
GIADA: La finestra chiusa? Sei più a tuo agio così?
RICCARDO: Ah.
SARA: Dammene uno così! Anche se assomiglia un po' meno a questo, va bene uguale, amen. Fa' che sia io la prescelta. Ti prego, ti prego, ti prego!
GIADA: Finalmente se n'è andato. Ci ha pure provato, l'ameba.
SARA: E tu?
GIADA: E io che? Non sai che faccia che ha fatto. Pensa che le donne fanno la fila per dargliela.
SARA: Perché, non è così?


LORIS: Colpo di scena! La cozza si è chiusa nel suo guscio, eh? E dillo che ti rode.
RICCARDO: Falla finita.
LORIS: Strategico, cugino mio. Cosa può volere l'animale cozza dall'uomo? Questa è la domanda. Rassicurala. Scopri quello che pensa e... e assecondala. Falle credere che state sulla stessa linea d'onda.
GIADA: Ha fatto bene gli esercizi e dice che a Ibiza questa estate non ci va più. Quella di Ibiza è una cazzata per sembrare profondo. E gli esercizi se li sarà scaricati via Internet.
SARA: Ma tu guarda le cose da un altro punto di vista. Se mente, mente per te. Ma non credo che non ne sei per niente lusingata.
GIADA: Tu ti fideresti di uno così?
RICCARDO: "Il male del mondo". Che è?
GIADA: Riflessioni.
RICCARDO: Riflessioni su cosa?
GIADA: Su come vedo il mondo.
RICCARDO: Ah, interessante. Posso leggerle?
GIADA: Non credo che ti interesserebbero.
RICCARDO: Perché no? La smetti di trattarmi come un minorato?
GIADA: Scusami. È che sono cose confuse, private. È il mio modo di guardare, ed è una cosa intima.
RICCARDO: Beh, mi interessano davvero. Prometto che non lo faccio leggere a nessuno.
GIADA: No. No, non siamo così in confidenza, no.
RICCARDO: Guarda che anche io ho la mia visione del mondo: le mie foto.
GIADA: Ah sì, le tue foto, è vero.
RICCARDO: Ah sì? Perché, cos'hanno?
GIADA: Niente. Non so se vuoi davvero sapere quello che penso.
RICCARDO: Perché non voglio? Avanti, dimmi.
GIADA: Penso che siano begli scatti. Sai abbinare con gusto i colori, sai usare Photoshop. Ma niente di più. Sono solo illustrazioni. Non c'è sguardo, non c'è personalità. Tu non sai guardare, questo penso.
RICCARDO: Ah, non so guardare?
GIADA: No.
RICCARDO: Tu sì, invece.
GIADA: Sì. Cambia capitolo.
LORIS: Aspetta, aspetta, no! Ce n'è un'altra! Fuggono i cervelli, restano le tette. Imbottite e strizzate per sembrare sempre più turgide e potenti! Il push-up è il simbolo della falsità imperante. La supremazia dell'apparenza sulla sostanza.
RAGAZZA: E poi a che serve il push-up? Tanto la gomma adesso te la metti dentro, vero, Alessia? LORIS: L'individuo contemporaneo crede che basti esserci per esistere. Vive ma non guarda, vede solo le forme e non la sostanza, ed è convinto che questa sia la sua missione. In realtà è solo una debole maschera che nasconde la tragedia di una vita vuota.
KATIA: Ma questa sta proprio fuori!
FIAMMA: Oddio, poverina. È chiaro che parla così perché è brutta e povera. No, Ricky?
RICCARDO: Eh, beh, sì, eh? Abbastanza.
FIAMMA: Per forza. Uno è interessato alla verità solo perché il resto non può permetterselo. È così ovvio. Dalle per qualche giorno la possibilità, e poi vedi.
RICCARDO: E se invece fossimo noi a non capire il suo punto di vista? Magari perché vediamo le cose da un'altra prospettiva.
FIAMMA: Fìdati, caro. Se una così potesse mettere le sue manine su ciò che disprezza tanto, nel giro di qualche istante te la ritroveresti a difenderlo con le unghie. Come se fosse sempre stato suo.
RICCARDO: Sì, infatti hai ragione. Però, forse, non sono tutti come noi, no?
FIAMMA: No, Ricky, è come dico io. L'essere umano è fatto così.
LORIS: Fine antropologa.


GIADA: ... l'etnocentrismo...
RICCARDO: Ehi, ma non ti annoi a studiare sempre?
GIADA: È necessario. E poi preferisco studiare che essere costretta a divertirmi.
RICCARDO: Tu vieni proprio da un altro pianeta, eh? Guarda là. Tutto in mostra. Poi ci parli e magari scopri che non hanno niente da dire. A quella sta bene farsi trattare come un oggetto. Si fanno mercificare. Tu invece... no.
GIADA: Riccardo...
RICCARDO: Sì.
GIADA: È un paio di giorni che cerco uno dei miei taccuini. Quello che non ti volevo dare. Per caso ce l'hai tu?
RICCARDO: Io?
GIADA: Sì, tu. O forse ce l'ha la ragazza che ama farsi mercificare. Pensi che sono cretina? Mi prendi pure per il culo?
RICCARDO: Va bene. Scusa.
GIADA: Sei un essere spregevole. Come ti sei permesso? È una violenza, lo capisci?
RICCARDO: E dai! Non esagerare adesso. Ho sbagliato. Ma non so come fare con te. Io volevo... solo cercare di capirti un po'.
GIADA: Ma che cazzo te ne frega di capirmi!
RICCARDO: Effettivamente non lo so! Però mi frega. Senti, ormai le ho lette le cose che hai scritto. E ci ho pure pensato, sul serio! Tu dici cose giuste, ma... ci hai troppa rabbia. Tu ci rosichi troppo. La vita può essere presa anche in un altro modo, sai? Giada, io non voglio insegnarti niente. Lo so che pensi che sono un coglione.
GIADA: Mh.
RICCARDO: E forse hai anche ragione.
GIADA: Mh.
RICCARDO: Ma almeno quando c'è il sole, io sorrido. Oggi c'è il sole, Giada. Te ne sei accorta?
GIADA: Sì, però non mi piace che tu...
RICCARDO: Lo so, ho sbagliato. E... Ti chiedo scusa. Dai, sai che facciamo? Oggi niente lezione. Ci sei mai salita sul tetto? No? Ti va? Così ci godiamo questo splendido sole.
GIADA: È proprio bello qui.
RICCARDO: Senti, ti va di venire a cena da me questa sera?
GIADA: Dici che ho fatto bene ad accettare subito?
SARA: Minimo.
GIADA: Ho chiesto anche il permesso in trattoria. Non so, sono confusa. So solo che quando ci penso mi sento una stretta allo stomaco. Che significa?
SARA: Che ti sto invidiando.
GIADA: Beh, non c'è molto da dire. Vengo da un paesello vicino a Roma. E ci torno poco per non sentire le lagne di mia madre. Mi faccio un gran culo per pagarmi gli studi. Fine. E tu?
RICCARDO: Neanche io ho molto da dire. Sempre stato qui. Con mio padre parlo poco, mia madre invece parla troppo. E nella vita non vorrei fare un cazzo, tranne divertirmi.
GIADA: Certo che noi due non abbiamo proprio niente in comune.
RICCARDO: Già. Eppure sei a cena qui. Curioso, no?
GIADA: Sì. Infatti è strano. Perché sono qui?
RICCARDO: Beh, perché magari ci sono cose che ancora non ci siamo detti. Forse.
GIADA: Cose tipo?
RICCARDO: Posso? Sei più bella così. Perché li porti?
GIADA: Perché non ci vedo. Senza mi sento persa.
RICCARDO: Forse è meglio. Non trovi?
GIADA: Non lo so. Dici?
RICCARDO: Non ti piace guardarci?
GIADA: Preferisco esserci.
RICCARDO: C'è qualcosa che non va?
GIADA: Non così.
RICCARDO: E come?
GIADA: Dolcemente.


GIADA: È successo!
SARA: Voglio i dettagli.
RICCARDO: I dettagli? Quella è assatanata, Bro'.
LORIS: È porca.
RICCARDO: No, dico solo che pensavo peggio.
LORIS: Quindi t'è piaciuto.
RICCARDO: È stato passabile.
SARA: E lui?
GIADA: Dolcissimo!
SARA: E quando vi rivedete?
GIADA: Stasera non può. Il giovedì cena fisso col padre.
SARA: Brutto segno.
GIADA: Dici? Io non penso che gli uomini debbano per forza essere tutti stronzi, eh.
RICCARDO: Alessia... Ehi, ehi, aspetta.
ALESSIA: Ho già aspettato tanto.
RICCARDO: Siamo in ritardo. Dovevamo già essere lì, dai.
ALESSIA: Facciamo aspettare loro, no? Dovrei offendermi. Ma ti rendi conto?
KATIA: Ma dai, magari non gli andava.
ALESSIA: Non gli andava? Dico, tesoro, ma mi hai vista?
KATIA: In effetti... Poi con quello che t'è costato...
ALESSIA: Guarda che di lui non me ne frega niente. È solo una questione di principio.
LORIS: A chi si fa il cappottino?
KATIA: A Ricky. Alessia dice che non gli si alza.
LORIS: Addirittura? Non credevo fino a questo punto.
ALESSIA: Che cosa? Loris, sai qualcosa? Parla!
LORIS: Una femmina. Quasi.
ALESSIA: Lo vedi? E chi è questa?
LORIS: Okay, non ci crederete! Oh, io non v'ho detto niente, eh? Ricky si è scopato un cesso terrificante. E gli è pure piaciuto! È un bidè coi capelli e tutte le manopole!
RICCARDO: Il costo medio A è associabile al costo totale B. E fino a qua... Cresce proporzionalmente alla quantità prodotta. Prodotta da chi? Dai, Giada!
GIADA: Scusami, non resisto.
RICCARDO: Capisco. Ma se continui così, finisce che mi bocciano.
GIADA: Sta' tranquillo, te lo passo io.
RICCARDO: Me lo passi tu?
GIADA: Sì.
RICCARDO: Ah. Okay. A proposito, oggi non ti ho ancora pagata, tieni.
GIADA: No, senti non posso più.
RICCARDO: Stai scherzando? A te servono.
GIADA: Ma no, figurati. Non ti preoccupare.
RICCARDO: Così ti toglierai il tempo per fare ripetizioni a un altro.
GIADA: A me va bene così.
RICCARDO: Sicura?
GIADA: Sì.
RICCARDO: Va bene. Però mi dispiace.
GIADA: Ormai ho deciso.
RICCARDO: Vieni qui. Questi... non te servono.
GIADA: Ti va se andiamo a fare due passi? O al cinema?
RICCARDO: Al cinema? E che usciamo a fare? Tutto quello che desidero è qui. Io e te. Non sei d'accordo?
GIADA: Sì, certo. È da un mese che lo facciamo e non siamo ancora usciti da una stanza.
SARA: E ti lamenti pure?
GIADA: Sara, finché uno non ti porta fuori non puoi dire di starci insieme.
SARA: Ma forse stai correndo troppo. Magari vi state solo divertendo.
GIADA: Forse. Però io sento che tra noi c'è qualcosa di speciale.
SARA: Allora sii paziente. Non spingere sull'acceleratore. Se ti vuole, deve fare lui la mossa.
GIADA: Hai ragione.
ALESSIA: Dai, ragazzi, avete rotto i coglioni. Che facciamo stasera, Ricky?
RICCARDO: Chi è?


GIADA: Ti disturbo? Sono passata per un salutino.
RICCARDO: No, figurati. È che stavo uscendo...
FIAMMA: Ricky! Ho trovato il tipo per te!
RICCARDO: Con degli amici.
FIAMMA: Allora?
RICCARDO: Lei è Giada, sai, no... che... mi dà ripetizioni di economia politica... E lei è Fiamma.
FIAMMA: Mh, Giada. Sei proprio come ti immaginavo. Ma vieni di là.
RICCARDO: Mio cugino Loris lo... lo conosci già. E lei è Katia, e lei è Alessia.
GIADA: Giada.
RICCARDO: Sì. Bene. Presentazioni fatte. Beviamo qualcosa? Sì?
ALESSIA: Come vanno le ripetizioni?
GIADA: Bene. Fa grossi progressi.
LORIS: Ma in che campo proprio, precisamente?
RICCARDO: Dai, fatela finita, eh?
FIAMMA: Ricky, che fai? Ti agiti? Non è da te.
ALESSIA: Fiamma, lascia perdere. Magari c'è qualcosa che non sappiamo.
RICCARDO: Ho capito. È scattato l'angolino dell'umorismo, vero? Vabbè, usciamo?
LORIS: Ottima idea! Andiamo tutti a ballare?
ALESSIA: Magari! Certo che non so se ci fanno entrare.
KATIA: Giada, giusto? Vuoi passare a casa a cambiarti?
GIADA: No, grazie. Tanto se andate in discoteca, io non vengo. Non mi piace molto.
ALESSIA: Giura? Non l'avrei mai detto! E cosa fai di solito?
KATIA: Beh, shopping lo escluderei.
ALESSIA & KATIA: Ah, ah, ah, ah!
LORIS: Che iene, oh!
GIADA: Beh, c'è molto altro da fare in una vita che meriti di essere vissuta. Per esempio, io non ho bisogno del gommista per rifarmi il trucco.
KATIA: Ah, ah, ah!
LORIS: Oddio, che t'ha detto!
ALESSIA: Ma sta parlando con me, 'sto scaldabagno?
RICCARDO: Alessia, adesso basta, eh?
GIADA: Chi è lo scaldabagno? Pensi di valere qualcosa per quei quattro stracci? Ma vai a lavorare un giorno e poi mi racconti!
FIAMMA: Va bene, ragazze, adesso basta. Si parla d'altro. Così ci annoiate.
GIADA: Perché, prima ci stavamo divertendo? Comunque io vado. Ero passata solo per un saluto.
RICCARDO: Giada, aspetta. Senti, mi dispiace. Alessia... è un po' stronza.
GIADA: Non fa niente. Non dovevo passare senza avvisarti, lo sapevo.
RICCARDO: Ma no, dai, fammi un sorriso. Non mi va che te ne vai così. Senti, ti chiamo in questi giorni, okay?
LORIS: Secondo me, invece, è una bella fica!
KATIA: Ma com'era vestita, poverella?
ALESSIA: Li avrà presi alla Caritas?
RICCARDO: Allora? Usciamo?
FIAMMA: Intentabile!
LORIS: Ric, è ancora più cozza di come me la ricordassi.
ALESSIA: Ricky, mica te lo scopi 'sto mostro, vero?
RICCARDO: Io? Scoparmela? State scherzando, spero. Eh? Ce la faccio credere un po', così, per non pagare, dai. Oh, ragazzi, ma vi pare?
GIADA: Pezzi di merda, bastardi. A me se... se io fossi al potere, saprei come risolverla, col Napalm! E i sopravvissuti nelle miniere a spalare, nei gulag!
SARA: Ma lui che faceva?
GIADA: Si vergognava di me. Ma sembro così sfigata?
SARA: Devo rispondere?
GIADA: Non essere cattiva con me.
SARA: Ma non è cattiveria, però sei tu che, con ostinazione, difendi il tuo look.
GIADA: E che devo fare? Solo la parola "look" mi... mi fa venire voglia di vestirmi peggio.
SARA: Difficile...
GIADA: Ma non lo capisci? Almeno tu! Io voglio essere amata per quella che sono.
SARA: A Giada! La storia della bellezza interiore è 'na cazzata! Prendine atto. Nella vita, bello vuole bello. Come diceva Darwin! È la selezione naturale, no?


GIADA: Quattro caffè... Tre? Limoncello?
AVVENTORE: Sì, tre limoncelli.
GIADA: Fanno 315.
AVVENTORE: Ecco. Tenga pure il resto, signorina.
GIADA: Grazie. Le porto la ricevuta.
AVVENTORE: No, non fa niente, abbiamo fretta, grazie.
GIADA: Arrivederci.
PEPPE: Ah, Gia'! Oh, mi raccomando, il tavolo giù in fondo, so' amici. Trattameli bene, eh? Capito?
GIADA: Sì, certo.
PEPPE: Ah, beh.
GIADA: Devi aiutarmi. Lo rivoglio. Avevi ragione, io... È il look!
SARA: Ssst! Ci ho un mal di testa... Non è che ne possiamo parlare domani?
GIADA: No! 1.500 euro, è tutto quello che ho. 600 di ripetizioni e 900 da Peppe.
SARA: Ammazza! Ma ti pagano tanto in trattoria!
GIADA: Ho lavorato un sacco questo mese. Poco di più e potrei cambiare vita.
SARA: Quanto?
GIADA: Non lo so, 500?
SARA: E va bene. Farò piangere mamma e papà, però se è per una giusta causa...
GIADA: Grazie!
CLIENTE: Arrivederci.
SARA: Guarda questo! Non è divino?
GIADA: Non so se è il genere di Riccardo.
SARA: Okay... Trovato! Eh?
GIADA: Non lo so.
SARA: E dammi retta! L'esperta sono io qui.
GIADA: Sai che è? Magari è meglio se prima mi faccio un giro da sola per farmi un'idea. Per dare un'occhiata. Poi andiamo insieme.
SARA: Va bene. Come vuoi.
GIADA: Okay. Allora ci vediamo a casa?
SARA: Sì.
FIAMMA: Giada! Che sorpresa trovarti qui.
GIADA: Stavo dando solo un'occhiata.
FIAMMA: Allora non è vero che non ti piacciono i bei vestiti.
GIADA: Beh, non me ne intendo molto, ma devo ammettere che sono belli.
FIAMMA: Eh già, le cose belle sono belle.
GIADA: Se solo non fossero così care!
FIAMMA: Il problema sono sempre i mezzi. Interessante. Ti va un Campari da Babbington's? Grazie.
CAMERIERA: Prego.
FIAMMA: Oggi offro io.
GIADA: Grazie.
FIAMMA: Allora, come va con Riccardo?
GIADA: Insomma, ho capito che così come sono non gli piaccio.
FIAMMA: Certo. Questo è comprensibile. Per alcune non c'è nulla da fare. Ma tu hai una buona base, lavorandoci. E ricorda: gli uomini sono creature più elementari di quello che sembrano. Ti porto da uno che ha le chiavi del paradiso.
GIADA: Lui può aiutarmi davvero?
FIAMMA: Lui può guarirti.


FIAMMA: Aspetta qua.
HERMES: Fiamma, luce della notte.
FIAMMA: Scusami se non ti ho avvisato.
HERMES: Tu non devi mai avvisare.
FIAMMA: Lo so. Ma oggi traghetto al tuo cospetto un'anima in pena che ha bisogno di te.
HERMES: Chérie, e dov'è quest'anima spersa?
FIAMMA: Lo so, lo so. Ha molto peccato. Solo tu puoi salvarla. Considera quest'opera pia come l'ennesima occasione per stupirmi.
HERMES: Che poi non capisco mai cosa vinco con queste scommesse assurde. Qual è la posta?
FIAMMA: La mia venerazione, sciocco.
HERMES: Questo solo per vedere la taglia.
GIADA: Dove posso cambiarmi?
HERMES: Qui naturalmente. Cos'è, ti vergogni? Non l'hai fatto tutta la vita, vuoi cominciare proprio adesso? Mio Dio! Ti depili con il rasoio? Questo per un uomo è un attentato. Ssst! Ssst! Ssst! Sto creando! Okay. Questi non sono abiti, ma modi di essere. Pronta? Speriamo. Gucci: casual per distinguersi. La Perla: per quando e se non dormi da sola.
GIADA: Eh!
HERMES: Byblos: eleganza quotidiana. Richmond: impareggiabile. Missoni... Missoni. Ragazze, vi chiedo un favore personale. Fate in modo che Giada conosca il piacere di essere donna.
GIADA: Facevi l'estetista anche a Mosca?
RAGAZZA: In un certo senso sì. Mi occupo di benessere.
GIADA: Oh!
HERMES: Cool-tura. Gia-da! Allora, sono riuscito a stupirti?
FIAMMA: Come sempre.
HERMES: Però al trucco pensaci tu. Sono stanco.
FIAMMA: Ma certo. Sei felice, Giada?
GIADA: Io sì, ma chi paga per tutto questo?
HERMES: Dammi quello che hai. La prima volta va bene così.
FIAMMA: Tutto, Giada. Con Hermes non si deve barare.
GIADA: Sì.
HERMES: Con quello che ti ho dato potrai affrontare almeno un mese. E sarà il mese più felice della tua vita. E poi avrai voglia di tornare da me, my creature.
FIAMMA & HERMES: Ah, ah, ah, ah!
PLAYSTATION: Continue?
SARA: Porca lepre! Ma vafanculo!
PLAYSTATION: Eight. Game over.
SARA: Uh, ma che hai fatto? Mi sta... Ma che hai fatto? Sei andata senza di me?
GIADA: È che mi trovavo in giro e... insomma... poi... Allora, che dici?
SARA: Ma stai da paura! Ma se me lo dicevi! Meglio di dodici partite alla play! Vedere, vedere, vedere! Oh, ma come hai fatto a comprare tutta 'sta roba?
GIADA: Negozi dell'usato. Sconti.
SARA: Pazzesco! Eh, beh, vorrà dire che insieme finiremo la grande opera!
GIADA: Certo.


GIADA: Sega.
FIAMMA: Pazienza. Non è fatto per restare su a lungo, comunque.
GIADA: E le scarpe fanno male.
FIAMMA: Più di quando lui si vergogna di te? Non così, ovviamente. Ti avvicini. Ti siedi. Lentamente. E scopri qui. Sennò è inutile. Okay. Allora. Socchiudi le palpebre come Marylin. Bocca così.
GIADA: Ah, ho capito. Serve a suggerire l'idea platonica di pompino?
FIAMMA: Bocca così. No. Meno. Meno. No, non ci siamo! Decisamente no. Ti muovi come un orsetto epilettico. Davvero, ma come fai? Non becchi mai il ritmo.
GIADA: È che ci penso troppo. Non riesco ad ascoltare la musica e a pensare ai passi. Non ce la farò mai.
FIAMMA: Ehi, guardami. Se non sai ballare, non seguire il ritmo.
GIADA: No.
FIAMMA: Muoviti lentamente... ma sensuale. Così, come se fossi intorpidita e ti stessi risvegliando. Muoviti così, come se stessi facendo l'amore. Dai, prova. Ricky, tesoro, come stai? Ti trovo in gran forma.
GIADA: Tutto qui?
FIAMMA: È il tono che conta, non quello che dici. Proviamo. Sono lui e ti dico: "Sei splendida! Ma che hai fatto?".
GIADA: Sto abbandonando le mie velleità integraliste per convertirmi alla massificazione.
FIAMMA: Che c'entra questa confessione ora? Non gliene frega a nessuno di queste seghe intellettuali. La cultura non ha ritmo. Se ti chiedono come stai, non vogliono saperlo veramente.
GIADA: Ah no?
FIAMMA: No! Vietato annoiare. Se ti chiedono: "Che combini?" e tu rispondi: "Giangi ha messo incinta una", va bene. È solo questione di ritmo. Come stai? Bene, tu? Che combini? Gran casini. Lascia stare. Bel vestito! Appena preso. Grande festa vodka tonic. Che casino, è morto Pino. È un po' sciattino. Chiaro, no?
GIADA: Fammi provare.
FIAMMA: Okay.
FIAMMA: Programmi serali?
GIADA: Grande festa.
FIAMMA: Mh, ma dai? Mi imbuchi? Attenta che hai mentito, non hai nessuna festa.
GIADA: Numero chiuso.
FIAMMA: Mh, e chi ti ha messo in lista?
GIADA: Amici di amici.
FIAMMA: Brava. Vedi, la metrica latina serve a qualcosa, tesoro. Domani c'è una festa. Secondo me possiamo provarci. E quando sorridi, soprattutto con lui, non così. Così. Brava.
SARA: Esci?
GIADA: Sì, vado a una festa dove ci sarà Riccardo. Che dici, come sto?
SARA: E lo chiedi a me?
GIADA: A chi dovrei chiederlo?
SARA: E con chi vai?
GIADA: Amici di amici.
SARA: Ah, non con quella tipa fighetta con cui t'ho vista ieri, con la quale magari sei stata tutti 'sti giorni. No, ma va bene, Giada. Va bene. Io però l'unica cosa che proprio non capisco è perché non me lo dici! Ma ti vergogni di me?
GIADA: Scusami. Sono stata una cretina. Io non mi vergognavo di te, ma di me. Avevo paura che mi giudicassi.
SARA: Che ti giudic... E quando mai t'ho giudicata, Giada? È dall'asilo che non ti giudico! Se ti dovevo giudicare...
GIADA: Ho preso i tuoi soldi e ti ho mentito. Sono orrenda.
SARA: E vabbè, mo' che fai, non rispondi? Dopo tutto 'sto casino...
GIADA: Ma tu mi vuoi ancora bene?
SARA: Ma vaffanculo, va! Muoviti, esci. Guarda che quella ti lascia qui. Con me hai una vita per farti perdonare.
FIAMMA: Fai aspettare gli uomini, non me.
GIADA: Scusami. Come vado?
FIAMMA: Non male. Ma ricorda: non ammettere mai che sei lì per lui. Questa sera è one shot: o la va o la spacca. Ah, e un'ultima cosa. Quelli sono i miei amici, quindi non contare su di me. Io non ti conosco. Stasera sei sola, come sempre nella vita.
GIADA: Sì, certo. Fiamma, grazie. Ti devo tutto. Se non fosse stato per te...
FIAMMA: Non ringraziarmi. Non l'ho fatto per te. L'ho fatto perché mi annoio.


RAGAZZA: Oh, ciao!
GIADA: Scusate! Grazie. Non vi dimenticate di me, torno sùbito.
RICCARDO: Giada!
GIADA: Ciao, Riccardo!
RICCARDO: Aspettavi qualcun altro?
GIADA: No, no figurati. Come stai? Ti trovo in gran forma.
RICCARDO: Tu sei in gran forma. È pazzesco. Sei... bellissima! Ma con chi sei?
GIADA: Amici di amici. Sei curioso. Ricordati che la curiosità uccide il gatto.
RICCARDO: Ma io non sono un gatto.
GIADA: Che peccato. Mi piacciono i gatti.
RICCARDO: Giada, sono un po' confuso.
GIADA: Che cosa ti confonde? La luna?
FIAMMA: Hai visto Ricky come si dà da fare? Ma quella non è la maestrina?
LORIS: Ma chi? Quella topa atomica?
LORIS: Buonasera.
GIADA: Ciao, Loris.
LORIS: Ci conosciamo? Ah, ora che ci penso credo di aver conosciuto sua sorella, quella che studia con Riccardo. Da molto qui in città?
RICCARDO: Giù le manine.
GIADA: Quando sei degno di entrare nel giro te ne accorgi subito. Ma non guardandoti allo specchio. Sono gli altri che te lo fanno capire.
FIAMMA: Grande new entry la nostra Giada.
RICCARDO: Grandissima.
GIADA: È già tutto molto confuso.
FIAMMA: È occupato! È occupato!
ALESSIA: Aprite questa cazzo di porta!
LORIS: Alessia.
RICCARDO: Tieni un attimo.
ALESSIA: Beh? Vi incipriate il naso senza di noi?
FIAMMA: Vi ricordate Giada?
GIADA: Ciao, ah, non mi ricordo i vostri nomi.
RICCARDO: Lei è Alessia e lei è Katia.
KATIA: Siamo venute con due amministratori delegati. Du' palle!
LORIS: Ma gliel'avete già data?
KATIA: Io no, Alessia sì!
ALESSIA: Appendi pure i manifesti, no?
LORIS: Alessia, quelli li appendiamo la volta che te la tieni.
RICCARDO: Okay, belli, noi andiamo a fare un giro.
ALESSIA: Che c'è da ridere?
FIAMMA: Niente, Alessia. Pensavo solo a quant'è corruttibile l'animo umano. Tutto qui.


RICCARDO: Incredibile. Mi hai scioccato. Come hai fatto a mentirmi per tutto questo tempo? Insomma, tu eri questo!
GIADA: Questo e molto di più.
RICCARDO: Confessa, ora puoi aprirti. Era un trucco? Come nelle favole per testare i miei sentimenti? Poi magari sei anche una principessa!
GIADA: No, scemo! Magari. Guarda che io sono sempre io. Non è cambiato niente.
RICCARDO: Hm.
GIADA: È solo che così ti piaccio di più. Almeno spero.
RICCARDO: Ma che scherzi? Certo che sì! Ora sei davvero tu. E poi è pure passata la mezzanotte e ancora non te sei trasformata. Perciò siamo salvi.
GIADA: All'improvviso la gente ti vuole. Gli stessi che fino al giorno prima ti schifavano come se avessi la lebbra.
FRANCA: Allora? E no, me devi dire di più, anima mia! Sta' a vedere che è ricco!
GIADA: Quello che sei dentro non c'entra. Non conta, nessuno lo vede né vuole saperlo.
PROFESSORE: Signorina, lei ha un curriculum eccellente. Se vuole proseguire la sua carriera con la mia cattedra, non vedo impedimenti. A me serve proprio gente nuova e fresca come lei. Fresca come lei!
GIADA: La verità è che pensavo di essere migliore degli altri, solo perché non mi sentivo come loro.
RICCARDO: Mi sa che mi potrei innamorarmi di te. Hai tutto quello che mi piace, a letto e fuori dal letto.
GIADA: Non ho capito bene.
RICCARDO: A letto e fuori dal letto.
GIADA: Quella cosa l'ho capita. Quell'altra, di innamorare... Dici serio?
RICCARDO: Sì.
GIADA: Ora so che non c'è niente di intelligente ad essere infelici. Prima non lo sapevo, perché non ero mai stata felice.
ALESSIA: Oh, mio Dio! No, non ce la posso fare.
KATIA: Cosa?
ALESSIA: Quella bora ripulita. Pure qui me la devo ritrovare!
KATIA: Ammazza! Diventa sempre più carina, però.
ALESSIA: Ma sei scema? Anche tu vuoi entrare a far parte del Giada fan club? Ma si può sapere che ci trovate tutti in quella... svoltafiletti?
KATIA: Ma perché ti scaldi tanto? Non hai niente da invidiarle. Mica ti frega che Riccardo preferisce lei, no?
ALESSIA: Ma sai che me ne frega a me se lui ha tanto cattivo gusto!
KATIA: Infatti, che ti frega?
ALESSIA: Eppure sono convinta che la nostra Giadina non sappia proprio tutto. Sicuramente non sa dei giovedì di Riccardo. Sennò perché non la porta?
GIADA: Al privé? No, non credo. Magari la prossima volta.
ALESSIA: No! Non mi dire che tu e Ricky ci date buca!
GIADA: Dovrete fare a meno di noi. E Ricky cena con i suoi.
ALESSIA: Ah, sì, capisco. Che noia! E allora vieni tu! Le donne di Riccardo sono anche nostre amiche. Puoi portare anche lei, la tua amica, se vuoi.
SARA: E grazie, ma tanto a noi non ci fanno entrare.
ALESSIA: E che problema c'è? Vi facciamo mettere in lista. Io!
SARA: Perfetto! Andata!
ALESSIA: Meraviglioso! Sono convinta che ci divertiremo un mondo. Allora andiamo. A stasera. Bacio, bacio, tesori! Andiamo, Kati?
KATIA: Bacio, bacio.
SARA: Ciao.
GIADA: Mica lo so se mi va di andare con quelle iene.
SARA: E no, eh! Non si può fare. Stai sempre a dire quanto ti diverti nel jet-set, e 'na volta che mi invitano pure a me, tu non vuoi andare? No, è proprio escluso.
GIADA: E va bene. Prepàrati. Stasera ti porto a vivere.


SARA: È la prima volta che mi fanno entrare! Che sballo!
GIADA: Chissà dove saranno i nostri!
KATIA: Eccola!
ALESSIA & KATIA: Tic tic, bum, bum!
ALESSIA: Massimo, Ric ha detto di mettere il suo pezzo!
KATIA: Sùbito!
ALESSIA & KATIA: Ah, ah, ah!
RICCARDO: Ragazzi, mi tocca.
ALESSIA: Vai, Ricky! Sei il numero uno!
GIADA: Dimmi che non è vero.
SARA: Ma in fondo non stava facendo niente di male.
GIADA: Ma allora perché non m'ha detto niente?
SARA: Almeno la tua amica poteva dirtelo. Io l'avrei fatto.
GIADA: Sara, ma vaffanculo! Fiamma non è amica di nessuno, tanto meno mia.
SARA: Ho capito, ma mo' non te la prendere con me, però.
RICCARDO: Ciao, grazie.


SARA: Giada non c'è.
RICCARDO: Ah. E a che ora torna?
SARA: È andata dai suoi. Ha detto che vi vedete lunedì all'esame.
RICCARDO: Cioè, non è proprio a Roma? Ma non m'ha detto niente!
SARA: Eh, che ci vuoi fare? È fatta così. È in ritiro pre-esame. Però tu abbi fede, eh, che chi semina raccoglie. Ciao.
RICCARDO: Grazie.
GIADA: Mi scusi.
RICCARDO: Giada! Oh! Porca puttana.
PROFESSORE: Silenzio! Cominciamo.
RICCARDO: Giada! Ecco!
PROFESSORE: E consegna così, quattro sgorbi?
RICCARDO: Sì, buongiorno. Giada! Ehi! Ferma! Ma perché l'hai fatto?
GIADA: Vattene. Tu sei l'ultimo a cui devo delle spiegazioni.
RICCARDO: Ma che cazzo hai? Sei matta? Mi hai fatto bocciare!
GIADA: E questi metafisici gran cazzi non ce li metti? Ti bocciano? Sai perché? Non è per colpa mia, ma perché tu sei un idiota che non sa fare un cazzo!
RICCARDO: Giada, càlmati. Che è successo?
GIADA: L'hai sentito Robbie Williams qui? Vuole sapere che è successo. Te lo dobbiamo mimare?
SARA: Va bene così? O ci mettiamo in mutande?
GIADA: E poi tuo padre è davvero una bella figa. Non c'è che dire. Carino il localino dove andate a cena.
RICCARDO: Ah, non dirmi che tu... giovedì?
GIADA: Vaffanculo!
RICCARDO: Senti, te l'avrei detto! Tu come l'hai saputo?
GIADA: Riccardo, vattene o ti prendo a calci nelle palle. Non sto scherzando.
RICCARDO: Senti, ti dico tutto. Ho sbagliato a non invitarti, mi dispiace, ma... sto bene quando ballo, mi piace. Non faccio niente di male.
GIADA: Hai sentito? Non fa niente di male.
SARA: Ah! E noi che invece... maligne!
GIADA: Niente niente?
RICCARDO: Pure quello hai visto? Senti, Giada, ero ubriaco, quella non conta niente, capisci?
GIADA: Basta, sparisci! Tu mi fai schifo. Tu e il tuo mondo di buffoni. La tua vita è incolore, è insapore, inodore. Non esiste. Tu non esisti.
RICCARDO: Aspetta. Che stronzo! Vaffanculo!
GIADA: Via tutto! Via tutto! Non voglio più vederle, queste cose! Quella Giada è morta.
SARA: Ma pure quelle? Ma alcune non sono così male! Guarda che poi magari ti penti.
GIADA: Quelle? Ma figurati, non se le prendono manco gli albanesi! Forse questo lo tengo.
SARA: E no, se fai una scelta, allora coerenza.
GIADA: Giusto. Ma vaffanculo pure a nonna. Vaffanculo! Ma che si pensa, che muoio perlui? Che stavo giocando? Che ne sa uno così dei problemi delle persone normali? Eh? Che ne sa?
SARA: E che lo chiedi a me? E che ti sembro una persona speciale?
GIADA: Ma io non ci torno nella merda, eh? No, io non ci torno. Io mi tiro fuori. Ecco, questo no, è pulito. No. Porca puttana. Porca troia! L'ho messo tre volte e già s'è scucito. Cazzo!
SARA: A Giada, 'sti cazzi! È un vestito, si cuce, càlmati!
GIADA: Senti, io non ce l'ho i soldi per tornare da Hermes. Dove li trovo? Ho già speso tutto quello che avevo.
SARA: Ho capito, ma càlmati! Falla finita co' 'sti vestiti! Che pure se non ti vesti da mignotta un giorno, mica muori?
GIADA: Oh, ma mica mi vesto da mignotta io, eh? Io gli do solo quello che vogliono, hai capito? Io posso smettere quando voglio.
SARA: Vabbè, senti, io non ti posso vedere così. Capisco tutto, però me sa che quasi quasi... eri meglio prima.
GIADA: Vaffanculo.


GIADA: Eccomi qui. Allora, che avete mangiato?
AVVENTORI: Tre primi grazie.
GIADA: Vino e pane... Facciamo 55? Non so di cosa stai parlando.
PEPPE: Ah, non sai? Ma cosa credi? Ho fatto i conti. Sono giorni che va avanti questa storia. Credi che sono rincoglionito? Son trenta anni che faccio questo lavoro. Io adesso ti denuncio.
GIADA: No, Peppe, ti pre...
PEPPE: Tu sei una ladra! Sei una ladra. A che ti sono serviti quei soldi, eh? Ti sono serviti per farti su carina?
GIADA: Era solo un prestito.
PEPPE: Sì.
GIADA: Te li avrei ridati.
PEPPE: Sì. Tira fuori tutti i soldi che ci hai in tasca. E vattene, prima che ci ripenso.
SARA: Hai una faccia.
GIADA: Sto a pezzi, non ho dormito.
SARA: Ma hai fatto tardi in trattoria? Non ti ho nemmeno sentita rientrare.
GIADA: Sì, ho fatto tardissimo. Ieri c'era un sacco di gente.
SARA: Ma certo che così t'ammazzi proprio, però.
GIADA: Tanto non ci lavoro più. Non mi piaceva e mi sono licenziata.
SARA: E come fai adesso?
GIADA: Qualcosa troverò.
SARA: Ti manca Riccardo, vero?
GIADA: Per me Riccardo è morto.
PROFESSORE: Avanti!
GIADA: Professore! La disturbo?
PROFESSORE: Signorina Ferretti!
GIADA: Ho ripensato alla sua offerta. Accetterei con gioia. Seguirla è sempre stato il mio sogno sin dal primo anno. Solo che non so se posso permettermelo. Ho bisogno di un lavoro per mantenermi agli studi.
PROFESSORE: Un lavoretto, capisco. Non è facile.
GIADA: Lo so, però io non sono una ragazza ricca. So che questo non è un suo problema, quindi se non può aiutarmi...
PROFESSORE: No, si figuri. Fare l'assistente non paga, ma posso coinvolgerla in qualche progetto di ricerca ben retribuito.
GIADA: Grazie, professore. Sarebbe un sogno per me!
TELEFONINO: Tim, messaggio gratuito. Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile.
LORIS: Io non lo reggo più, è diventato una mummia. Pare una zecca. Ecco. T'ho detto tutto.
FIAMMA: Ci credo. La maestrina gli ha fatto saltare Ibiza.
LORIS: Hm. Sì, però, la maestrina adesso... Cioè tu te la ricordi prima? Io du' bottarelle gliele darei. Non so è diventata una... zoccola, bella figa.
FIAMMA: Era inevitabile.
LORIS: Hm. No, no, ma era chiaro, infatti, no, ci hai ragione. Cioè, pensi che se gliele davo io 50 Euro a lezione non era uguale? Non era lo stesso? Inf... infatti alla festa, cioè, gliele stavo... Sì, no, gliele stavo per dare proprio, e... poi, vabbè, Ricky, le cose... Ma senti, ma... te ce l'hai il numero suo? No? Che è? Ricky, eh, eh, non t'avevo sentito, cioè era uno...
RICCARDO: Me ne so accorto.
LORIS: No, ma mo' ti abbiamo sentito arrivare, era uno scherzo. Scherzo.
RICCARDO: Senti, Loris, fai una cosa: quando te ne vai, lascia le chiavi sul tavolo.
LORIS: Dai!
RICCARDO: Questa casa non è più la puttana di tutti.
LORIS: Ma te pare?
RICCARDO: E non sto scherzando.
LORIS: Certo, pure te, la scusa di... di tuo padre... Potevi inventartene una meglio.
RICCARDO: Che hai detto?
LORIS: Potevi inventartene una meglio! Una sc...
RICCARDO: Tu che cazzo ne sai?
LORIS: Caz...
RICCARDO: Gliel'hai detto tu?
LORIS: Ma te pare? Te pare? Gliel'ha detto... gliel'ha detto Alessia. Gliel'ho detto io.
RICCARDO: Alessia?
LORIS: Alessia.
RICCARDO: E tu lo sapevi?
LORIS: Sapevo... Sì.
RICCARDO: E non m'hai detto un cazzo? Begli amici, bravi. Sapete che vi dico? Che mi fate schifo! Sparite, tutti quanti.
FIAMMA: Poraccio.
LORIS: Tu aspetta un altro quarto d'ora a dirmi che sta là.


GIUSEPPE: ... e domani, appena apre, tu gli porti la tua offerta in busta chiusa. No, fìdati, fìdati. Oh, io non t'ho detto niente, eh? Va bene! Fammi sapere, ciao! È di Loris, tieni. Dice che a Ibiza c'è un topame. Ah ah! Certo che parlate buffo voi. "Topame", eh? E basta con 'sta depressione, Riccardo! Fai venire l'ansia! Io non sono mai stato in vacanza da ragazzo.
RICCARDO: Ma chi t'ha detto niente?
GIUSEPPE: No, un po' di rispetto, eh? Che qui se c'è qualcuno che ha diritto di essere depresso, quello sono io.
RICCARDO: Perché mai dovresti essere depresso tu?
GIUSEPPE: Lo sai. Perché a te di prendere in mano il lavoro per cui mi sono spaccato la schiena tutta la vita non te ne frega niente.
RICCARDO: Sì. Dai, papà, ricomincia con 'sta storia che sono un incapace! Sì, sono un incapace. Che t'aspettavi? Ma tu pensi di essere migliore? Tu, che venderesti tua madre per un Euro, che tocchi il culo alla segretaria. Ecco, a me essere così mi fa schifo. Scusa se cerco di essere diverso.
FABIOLA: Giuseppe, caro, ma tocchi il culo alla segretaria davanti al ragazzo?
GIUSEPPE: Ehm... Fai anche finta di studiare adesso? Tanto non ci crede nessuno, lo sai? Tieni. Vattene in vacanza,basta che non ti vedo. Dopo tutto quello che hai avuto, bel ringraziamento. Poi anche quella cosa della se... davanti alla mamma, andiamo. Stai fuori, eh, Riccardo!
RICCARDO: Tristezza. Tu pensi di risolvere sempre tutto con questi? Ma per chi mi hai preso? Per un tuo dipendente? Non li voglio. E non voglio andare in vacanza. Possibile che non mi capisci mai? Magari ho un altro problema, no? Una cosa diversa. Non può essere? Ovvio, no. Ci sei soltanto tu e il tuo lavoro. Non te ne frega un cazzo degli altri, nemmeno di me, perciò vattene e fammi studiare.
GIUSEPPE: Non è così, Riccardo. Mi interessa di te!
RICCARDO: Ah, sì, ti interessa? E da quando? Allora, visto che ti interessa, dimmi, per esempio: come sono le mie foto, eh? Quale ti piace di più? Non lo sai perché non le hai mai guardate. Eppure te le ho messe davanti tante di quelle volte, papà. E lo facevo perché le guardassi, perché mi guardassi!
GIUSEPPE: Le tue foto, io... Non lo sapevo che ci tenessi tanto.
RICCARDO: Ecco, appunto, infatti. Tu non sai un cazzo di me. Non ti sei mai accorto che ho sempre cercato di fare qualcosa per piacerti. Ti accorgi soltanto quando sbaglio, quando ti mento sugli esami. E che fai? Mi dai addosso. E mi fai sentire sempre più coglione! Sì, sono un coglione! Ma ti sei mai chiesto perché l'ho fatto? Ti sei mai chiesto che vuol dire crescere e non sentirsi mai abbastanza, non sentirsi mai all'altezza?
GIUSEPPE: Non è così, Riccardo.
RICCARDO: Ah, no?
GIUSEPPE: No, non è così. Se io ho lavorato tanto, l'ho fatto anche per te, perché tu partissi dall'altezza, perché tu ti sentissi all'altezza, hai capito?
RICCARDO: E allora hai sbagliato anche tu. I soldi non bastano. Questi qui non fanno da padre.


PROFESSORE: Cominciamo?
GIADA: Alberti Carolina.
CAROLINA ALBERTI: Presente.
GIADA: Caloria Lucio.
LUCIO CALORIA: Presente.
GIADA: Porzio Livia.
LIVIA PORZIO: Presente.
GIADA: Zamponi Maria.
MARIA ZAMPONI: Presente.
GIADA: Croce Riccardo.
RICCARDO: Presente.
GIADA: Croce, la interrogo io. Così magari è più a suo agio. Le piace tanto la sociologia della comunicazione a quanto vedo. Addirittura biennalizza. Ha fatto male i suoi calcoli. La sua assistente preferita non c'è più.
RICCARDO: Vedo che si ricorda i dettagli. Allora non le ero così indifferente.
GIADA: Vedo che il tempo passa, ma lei rimane lo sbruffone di sempre.
RICCARDO: No, Giada, sono cambiato grazie a te, e vorrei che mi ascoltassi.
GIADA: Allora, Croce, parliamo di manipolazione. Hm? Cosa mi sa dire dei fattoidi?
RICCARDO: I fattoidi. Sono delle allucinazioni mediali. Si tratta di fatti mai accaduti che i mezzi di comunicazione presentano come reali. Questo aspetto però non riguarda soltanto i media. Può capitare a tutti di prendere un abbaglio. Magari innamorandosi di una persona che in realtà non è mai esistita.
GIADA: Anche la menzogna consiste nella creazione di notizie su eventi totalmente inventati.
RICCARDO: Io ho sbagliato a mentire, Giada, e ne sto pagando le conseguenze. Tu, invece? Mi sai dire chi sei veramente? Appena sei potuta salire sulla giostrina che tanto criticavi lo hai fatto, senza esitare un attimo.
GIADA: Evidentemente io non sono stata abituata a stare sulla giostrina da piccola, non avendo papà che mi pagava i giri. E adesso ci rimango quanto mi pare. Attieniti alle domande, o l'interrogazione finisce qui. Mi parli della manipolazione ai fini commerciali.
RICCARDO: Il concetto di base è che chi mostra vende. E per vendere un prodotto bisogna vendere l'idea più che la sostanza. Tu, per esempio, adesso che idea vendi?
GIADA: Le domande qui dentro le faccio io. Continuiamo o se ne vada. Che cos'è l'agenda-setting?
RICCARDO: L'ipotesi di agenda-setting sostiene che le persone tendono a considerare importanti e reali soltanto le cose di cui parlano i media, in particolare la televisione. Ciò che non viene mostrato non esiste. Soltanto adesso ho imparato a guardare, Giada, e ti vedo chiaramente. Tu, invece, ti vedi?
GIADA: Pure la morale. Proprio tu. Patetico. Si è preparato. Trenta. Vattene. Vattene!
RICCARDO: Giada, io ti amo.
GIADA: È un problema tuo. Mi parli di quello che vuole.
STUDENTE: Sì... ehm... la comunicazione... La comunicazione è una cosa molto importante. Ehm... Infatti sta diventando... ecco... proprio il centro... se andiamo a vede...


GIADA: Sei contento adesso? Volevi umiliarmi? Ci sei riuscito! Mi hai rovinato la vita! Io ero felice prima di incontrarti. Ti odio.
RICCARDO: Non è vero.
GIADA: Come ti permetti di giudicarmi, eh? Come ti permetti? Ora sono quella che volevi, non è vero? Quella che volete tutti!
GIADA: Avevi ragione tu. Io voglio stare con te. Se mi vuoi ancora, voglio amarti per quella che sei veramente. Io ti vorrei anche com'eri prima.
GIADA: Adesso non esagerare.

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(2009)