IL PORTABORSE

Regia: Daniele Luchetti

Cast: Silvio Orlando (Luciano), Nanni Moretti (Botero), Giulio Brogi (Sanna), Anne Roussel (Juliette), Angela Finocchiaro (Irene)

Trama: Il giovane ministro Cesare Botero, dinamico e privo di scrupoli, introduce fra i suoi collaboratori più stretti Luciano Sandulli, un professore di liceo venuto dal Sud. Rapidamente Luciano conquista la fiducia di Botero e comincia a scrivere i suoi discorsi, le sue dichiarazioni pubbliche. Il Ministro ripaga il lavoro di Luciano con una serie di privilegi e favori sempre più imbarazzanti. Dopo un primo momento di fascinazione e lusinghe, il professore comincia ad aprire gli occhi: il mondo di Botero è fatto di corruzione, soprusi, brogli elettorali, tangenti. Mentre infuria un'accesa campagna elettorale, Luciano raccoglie indizi nella speranza di poter denunciare Botero .


GEMELLE KESSLER: Hello boys / traversando tutto l'Illinois / valicando il Tennessee / senza scalo fino a qui / è arrivato il Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Da-da-u-un-pa / Con un cocktail di rugiada e gin / dentro il calice di un fior / la fortuna fa cin-cin / se le canti il Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Da-da-u-un-pa / Ogni stella grande / come il sole ci sembrerà / ogni luce accesa nel buio / sembrerà la luna che splende sul mar / Da-da-un-pa / Da-da-u-un-pa / Lungo un fiume disegnato in ciel, / se ne va questo Show-boat / vola questo super-jet / che si chiama Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Un-pa! / Un-pa! / Ogni stella grande / come il sole ci sembrerà...
LUCIANO SANDULLI: Che cosa c'è?
TURISTA: È possibile di visare... visitare il palazzo?
LUCIANO: No, non si può, è chiuso!
TURISTA: Come "è chiuso"? Ma è scritto qui che possiamo vedere...
LUCIANO: Non me ne importa niente di quello che dice la guida. Il palazzo è pericolante, le Belle Arti se ne fregano e qui intanto crolla tutto. Andate via, va'!
KESSLER: ... Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Da-da-un-pa / Un-pa! / Un-pa!


LUCIANO: Ho fatto fare dei lavori di rinforzo, ma non basta. Bisogna fare delle iniezioni di cemento armato e rifare tutte le fondamenta. E ci vogliono un sacco di soldi! Guardi...
GIOVANNI SARTORIO: Hai fatto morire il protagonista... Questo non me l'avevi detto!
LUCIANO: Ah, sì, mi scusi Sartorio, lo so che è il suo romanzo autobiografico.
SARTORIO: Mi piacciono i finali tristi. Assomigliano alla mia vita.
LUCIANO: Ecco, se lei mi dà questa cifra, io le scrivo: il saggio su Caligola, tre romanzi, e tutti gli articoli di fondo del martedì sul Corriere della sera... Però ho bisogno di un anticipo, subito!
SARTORIO: No! Adesso sto bene. Sento che ce la faccio a ricominciare.
LUCIANO: No, no, no, dottore, lei sta malissimo. Lei trema, piange in continuazione. Non è in grado di continuare a scrivere!
SARTORIO: Arrivederci.
LUCIANO: Dove va? Come, arrivederci? E non può scaricarmi così! Io le ho scritto tre romanzi!
RECEPTIONIST: Buonasera signor Luciano, come sta?
LUCIANO: E come sto, come sto... Il treno ha fatto tre ore di ritardo! È già arrivata?
RECEPTIONIST: Sì, da parecchio.
LUCIANO: Sapevo... Come sto? Come sto? Come faccio a stare bene, eh, con tutti questi rumori? È questa l'ora di fare le pulizie, eh? È questa? Come va, eh? Ti senti bene?
IRENE: Guarda che tende! Come si fa, come si fa a fare un bambino in un posto simile?... Non viene!
LUCIANO: Senti, allora lasciamo perdere. Eh...
IRENE: Perché è colpa mia se ci troviamo di corsa, a metà strada, coi minuti contati, vero?
LUCIANO: Ed è colpa mia se tu abiti a Bergamo?
IRENE: Perché non ci riproviamo nelle gite scolastiche, eh? Io mi sento più tranquilla.
LUCIANO: E no, perché là non sono tranquillo io. Perché là, no, passo le notti in bianco a cercare di evitare che i figli vengano a loro, a quei disgraziati dei nostri alunni. A proposito, Bortoli come sta?
IRENE: Eh, Bortoli... È scappato di nuovo, a tre giorni dal matrimonio! Non lo trovano più.
LUCIANO: No! E la Federici che dice?
IRENE: Federici dice che è colpa tua, perché non dovevi portarlo alla settimana bianca. Era un ripetente, e tu lo sapevi.
LUCIANO: E già. Adesso non lo dovevo bocciare... Quello non sapeva niente.
IRENE: Bianciardi ha avuto un bambino.
LUCIANO: Sì?
IRENE: Mmh...
LUCIANO: Anche Vaccaro. Che giorno?
IRENE: Il sette.
LUCIANO: Vaccaro l'otto. Questo vuol dire... che l'hanno fatto tutti e due alla gita per la riapertura degli Uffizi. Ci siamo lasciati. Stavolta è per sempre. Non si può stare insieme a ottocento chilometri di distanza! Quant'è?
STUDENTE: Professore, ma me lo sta scrivendo tutto... Il tema è mio!
LUCIANO: E per forza! Guarda qua che scrivi: "Oggi in Italia, a differenza dell'antica Grecia, la democrazia è in mano a una banda di ladri che agisce indisturbata da quarant'anni". Banda di ladri?!
STUDENTE: Lo scrive pure il giornale...
LUCIANO: Quale giornale?
STUDENTE: Quello che compro io.
LUCIANO: To', a posto. Vai!
STUDENTE: Professo', quattro! Esagerato!
LUCIANO: E quattro pure a Maretta, che a quanto pare legge lo stesso giornale. Ma chi è questo giornalista che scrive questa roba?
MARETTA: Francesco Sanna. E' bravissimo!
LUCIANO: Francesco Sanna, ancora lui? Insomma, è possibile che in questa classe ci siete solamente voi due che vi occupate di politica e questo qui vi deve mettere in mente queste stupidaggini? Insomma, ve l'ho detto migliaia di volte: a me non importa quello che leggete o cosa pensate; l'importante è che poi, nei temi, non mi scriviate banalità o luoghi comuni. Andate oltre! Gli altri, poi... Ho dato tre temi. Ci fosse stato uno che avesse scelto il tema sulla poesia! Tutto questo è molto triste...
STUDENTESSA: Ma lei ci ha dato una poesia di Carlo Sperati. E' un minore. Sull'antologia ci ha solo tre righe...
LUCIANO: Sperati è un grandissimo poeta. E' l'ultimo esponente di quel filone della poesia italiana che parte da Francesco, con Laudato mio Signore. Scende fino a Folgore da San Gimignano, giù giù per arrivare a Lorenzo il Magnifico...
PRESIDE: Mi scusi, professore. Venga un attimo.
LUCIANO: Buongiorno, signor preside.
PRESIDE: Buongiorno. Il dottor Polline...
LUCIANO: Piacere.
PRESIDE: ...segretario particolare del ministro Botero.
LUCIANO: Botero... Partecipazioni Statali?
VALERIO POLLINE: Cesare Botero, il più giovane ministro d'Italia, sì.
PRESIDE: È qui in città e... vorrebbe conoscerla.
LUCIANO: A me?
POLLINE: Sì. E subito.
LUCIANO: Subito? Mi raccomando ragazzi, state tranquilli, eh? Torno subito.
STUDENTE: Sì, sì, professo'. Faccia con comodo.
STUDENTI: Ah, ah, ah!
GUARDIA DEL CORPO: Chi è?
POLLINE: Noi. Quanto bisogna aspettare? Venga, venga. Aspettiamo un attimo qui, eh?
REMO GOLA: Piacere, Remo Gola.
LUCIANO: Piacere.
SEBASTIANO TRAMONTI: E io sono... Sebastiano Tramonti. Mi dicono che lei scrive benissimo. Bravo. Così giovane...
LUCIANO: No, guardi, è strano, perché io non ho mai pubblicato nulla. Per cui non so...
GOLA: Non faccia il modesto. Abbiamo letto tutto.
JULIETTE: Io ho letto tutto.I romanzi, gli articoli sul "Corriere della sera", le terze pagine... Tutto in italiano. Mi chiamo Juliette. Ho trovato quello che lei scrive assolutamente geniale.
LUCIANO: Grazie.
ADRIANA: Ehm, ehm... Andiamo?
JULIETTE: Ministro, questo è Luciano.


MEDICO: Tutto a posto.
BOTERO: Va bene. Luciano, che libro sta leggendo? Faccia vedere. Carlo Sperati, "Poesie". Ma non era morto Sperati?
LUCIANO: No.
BOTERO: Sa che io non ho mai letto un libro tutto intero in vita mia? Mai! Però le introduzioni, i risvolti di copertina, le prefazioni... Eh, quelle non le ho dimenticate, eh? Non ho dimenticato niente. Poesie... Lei lavora per Sartorio, vero? È lui che ci ha parlato di lei. Lavora anche per Sartorio... Mi ha colpito molto quel pezzo sull'inutilità dei giornali di partito. Era molto bello.
LUCIANO: Beh, io però, parlavo soprattutto del suo giornale di partito...
BOTERO: Beh, pensava che non l'avessi capito? Chi può leggere un obbrobrio simile? Ci siamo appena conosciuti e già si parte! Bisogna essere pronti. Ci sono le elezioni anticipate.
LUCIANO: Le elezioni? E non è mica caduto il Governo.
BOTERO: No, non è caduto il Governo.
BOTERO: Va bene. Arrivederci. A presto, eh?
LUCIANO: Beh, ma non mi voleva parlare?
GOLA: Di' un po': tu quanto vuoi per scrivere qualche discorso per il Ministro? Tu come vai, a pagina, a ore, a quinterni? Come ti fai pagare?
LUCIANO: Senta! Io ho bisogno di questa cifra, perché la casa della mia famiglia sta crollando.
GOLA: Ci vediamo domani a Roma. Un paio di giorni di prova e poi il Ministro deciderà.
LUCIANO: No, no, domani a Roma non posso. Sa, siamo alla fine dell'anno scolastico. I miei ragazzi ci hanno l'esame di maturità.
GOLA: Sei una lenza, tu. Ci vediamo a Roma.
LUCIANO: No, guardi, veramente, non posso...
GOLA: Bello, eh? Barocco! Il Ministro che c'era prima era fissato.
LUCIANO: Guardi che non è barocco. Questo è un divisionista.
GOLA: Ah! Per me so' tutti uguali, come i froci. Eh, eh, eh. Ecco qua. Queste sono le chiavi di casa. T'accompagna Juliette. Firma qui. E i soldi li ritiri direttamente alla cassa del Ministero, al quarto piano.
LUCIANO: Perché, lavoro per il Ministero?
GOLA: No. Lavori per Botero. Ma paga il ministero.
LUCIANO: No, non ho capito bene.
GOLA: Ho capito. Non ti va di fare le scale a piedi. Vieni con me, vieni. Vieni!
LUCIANO: No, ma che fa?
GOLA: Ma dai... Per le prime spese!
LUCIANO: Grazie.
GOLA: Ma che grazie! I fessi dicono grazie.
JULIETTE: Ecco, qui c'è tutto. Guarda per primo questo nastro qui. È di tre anni fa, quando Botero ha parlato alla Camera per quattordici ore di seguito...
BOTERO: Signori, il successo politico costa, e se qualcuno pensa di piegarmi alle leggi della convenienza, alle leggi del trasformismo e dell'opportunismo, ebbene questo qualcuno, che da mesi non fa altro che legiferare sul prezzo del miele industriale, sul colore delle strisce pedonali, sulle scuole di flauto traverso e di flauto dolce, sulla pericolosità delle cacche dei piccioni nei nostri centri storici, ecco, questo qualcuno si dovrà ricredere. Ecco, io preferisco uomini brillanti ed estrosi, anche se un po' mascalzoni, a uomini grigi, noiosi, ma onesti. Perché, alla fine, il grigiore, la noia, e anche l'eccessiva onestà, faranno senz'altro più danni al Paese.


BOTERO: Tra un'ora la mia proposta di ristrutturazione delle aziende del polo chimico sarà sottoposta al vaglio dei ministeri economici. Federico Castri, Ministro delle Finanze, farà di tutto per bloccarla. Ecco, là fuori ci sono quaranta giornalisti che aspettano una mia dichiarazione che dovrà essere efficace e inattaccabile. E questa qui non lo è.
TRAMONTI: Ci ho lavorato tutto il giorno... Praticamente, meglio di così, Cesare, non è che possa...
BOTERO: Non ti devi giustificare. Capita. Voi che dite?
GOLA: Mah, io i giornalisti li eviterei: se t'incazzi, perdi alleati; se sei moscio, ti dimostri debole e vai sotto lo stesso, no? Mandaci lui, là fuori.
POLLINE: Sì. Forse è meglio che ci vado io...
BOTERO: Adriana?
ADRIANA: Se dobbiamo dare notizie ai giornalisti, è un conto; se dobbiamo lanciare un messaggio alla nazione...
BOTERO: Forza Adriana, forza! Non si perda, venga al dunque, eh!
ADRIANA: Secondo me quello che ha scritto Tramonti va abbastanza bene.
BOTERO: Abbastanza... Sì o no?
ADRIANA: Ma sì, sì.
BOTERO: Juliette?
JULIETTE: C'è bisogno di questa dichiarazione ai giornali?
BOTERO: Sì, c'è bisogno. Lei vuole esprimere la sua opinione, oppure non si sente ancora pronto?
LUCIANO: Beh, a me non piace.
BOTERO: Sia un po' meno generico.
LUCIANO: No, è contorto. Alcune parole ricorrono in maniera ossessiva. Per esempio, "modernizzazione". Eh! C'è quattro volte in tre righe. Io a scuola, dopo la terza volta lo segno errore blu. Fa un voto in meno.
BOTERO: Sì. Ha delle proposte?
LUCIANO: Mah, ci vorrebbe uno scatto di orgoglio...
TRAMONTI: E lo dice a me, che adoro Cicerone?
BOTERO: E allora, Luciano, secondo lei cosa dovrei dire?
LUCIANO: Non so... qualcosa di più semplice, di più... Per esempio... Ecco: "Questa legge è giusta. Lo sanno tutti. Però molti fingono di non saperlo: sono gli ingiusti. Essi hanno un punto di riferimento: il Ministro delle Finanze Federico Castri. Questa legge disturba il suo sistema di potere, vecchio, clientelare, superato. È un buon motivo per difenderla. E io lo farò. Con tutte le mie forze!"
BOTERO: Non va bene, è troppo diretto. Grazie a tutti.
LUCIANO: Be', allora potrebbe dire: "Io sono come le giraffe. Guardo bene le cose lontane, ma fatico a guardare in basso. Per cui, nessuna dichiarazione prima che il... i ministri... economici decidano... Sah! Sah! Prova. Sah!


BOTERO: Le vede queste due rughe qui, intorno al naso? Sono per la felicità, per quanto ho riso in vita mia. Eppure uno dei sogni più frequenti che faccio, lo sa qual è? Mi guardo allo specchio e nello specchio non c'è niente. Sa di chi è questa frase? Andy Warhol. Ecco, vede, per moltissimi anni sono stato io il giovane: giovane dirigente di partito, deputato, giovane ministro. Ecco Gabriele.
LUCIANO: Ciao.
GABRIELE: Ciao.
BOTERO: Però quando penso che loro tra qualche anno prenderanno il nostro posto, eh, mi prende un'invidia terribile.
GIULIANA BOTERO: È da molto che lavora con Cesare?
LUCIANO: Da stamattina. E ancora non ho capito bene che cosa devo fare.
GIULIANA: Si rassegni. Lo capirà stando con lui. Ma tenga presente solo una cosa: per lui tutto è importante. E non si fidi mai. Anche quando sembra distratto, nota tutto, vede tutto, non gli sfugge niente. E naturalmente è anche un po' pazzo. Quella cosa che ha detto prima in radio sulle giraffe, era straordinaria, no?
LUCIANO: Eh sì.
GIULIANA: Dove vai vestito da Ministro?
BOTERO: Eh, andiamo in televisione. A fare un po' a pugni. La mia legge non è passata.
GIULIANA: Mi dispiace.
BOTERO: A me no.
ASSISTENTE DI STUDIO: Prego. Lei dovrebbe sedere qui.
FRANCESCO SANNA: Ah... E non mi piace. Vado là. Ecco... Ecco, questa gira.
ASSISTENTE DI STUDIO: Lì... non è possibile. C'è il Ministro.
SANNA: Vabbè, mettiamo questa qua là, e quella lì la mettiamo qua.
LUCIANO: È lui?
BOTERO: Sì, è lui. Tutto molto buono questo che hai scritto, eh? Poi la Bibbia funziona sempre. E questa cosa qui dell'arbitro, è molto divertente. Un arbitro di serie C, diciamo, eh? È più... più simpatico. Sono sicuro che tra poco in trasmissione chiederà le mie dimissioni.
LUCIANO: Ma io a questo non avevo pensato.
BOTERO: E va bene. Ci ho pensato io.
SANNA: Ministro Botero, che cosa mi dice degli archivi elettorali? È vero che i suoi elettori vengono schedati e catalogati a seconda delle richieste e dei favori che lei accorda loro in cambio del voto, meglio, di un pacchetto di voti?
BOTERO: Non so di cosa sta parlando.
SANNA: No, eh?
BOTERO: No.
SANNA: Eh, io non le credo!
BOTERO: La cosa mi lascia del tutto indifferente.
LUCIANO: Eh, eh, eh, eh...
SANNA: Castri le boccia la 1egge. Io le chiedo: ma non state al Governo insieme?
BOTERO: Ma, guardi, in qualche parte della Bibbia sta scritto: "Dio abbandonò il mondo alle discussioni". È quello che credo di aver fatto anch'io.
REGISTA: Senta... senta... Si può spostare, per favore? Si può spostare?
SANNA: Ma cosa c'entra la Bibbia, adesso? Cosa c'entra la Bibbia?
BOTERO: Vede, Castri ha sostenuto che la mia legge non aveva le carte in regola. La verità è che la mia legge disturbava quanti, nel Governo, preferiscono le chiacchiere ai fatti.
SANNA: I fatti, eh?
BOTERO: Ai fatti, sì.
SANNA: E quali fatti? Questi! Mandare duemila operai in cassa integrazione a zero ore! Vendere due terzi del patrimonio immobiliare del polo chimico a privati e creare una holding con una multinazionale canadese al cinquanta per cento? Sono questi i fatti! Questi qui sono i fatti, signor Ministro!
BOTERO: Non... Non alzi la voce... Non alzi la voce, sa perché? Perché io da ragazzo facevo l'arbitro di calcio in serie C, e quando duemila persone mi gridavano: "Boia!", io rimanevo impassibile. Quindi si figuri se mi lascio impressionare da uno come lei.
SANNA: Ma allora perché, visto che Castri le ha fatto lo sgambetto, lei non si dimette? Perché non lo fa?
BOTERO: L'ho già fatto. Un'ora fa la mia lettera è stata recapitata al Presidente del Consiglio.
SANNA: No... No, caro signor Ministro, lei non si dimette sul serio.
BOTERO: Ah, no?
SANNA: No. Lei vuole andare alle prossime elezioni con le mani libere, per avere la possibilità di essere rieletto con un maggior potere di contrattazione...
BOTERO: Queste son chiacchiere... Eh, le solite chiacchiere!
SANNA: Ah, queste son le solite chiacchiere?
BOTERO: Son le solite chiacchiere, queste, sì.
SANNA: E va beh, e va beh, se son le solite chiacchiere, io non parlo più. Io resto qui così, fino alla fine del tempo che ci è concesso!
BOTERO: Allora non parla più? Beh, fa bene, però, Sanna, eh? Perché, tanto, parlate o non parlate, è la stessa cosa. A voi la parola l'ha tolta la Storia, eh.
GOLA: Funziona il professore?
BOTERO: Funziona, funziona. Allora, questo decreto legge?
POLLINE: Non è ancora pronto.
BOTERO: Ma dico, uno fa un decreto legge perché ha fretta, e voi ci mettete una settimana? Poi dicono che le istituzioni sono lente. Sei tu che sei lento. Luciano, allora, com'è questa politica vista dal di dentro, eh?
LUCIANO: Pensavo si svolgesse un po' più nelle sezioni.
BOTERO: Le sezioni! Ma che m'importa delle sezioni? Che siamo, agli anni '50? Un brindisi a Valerio Polline, numero due nella lista del partito, insieme a me, a Mantova, dove andremo a sfidare Castri, a casa sua. E un altro brindisi a Sebastiano Tramonti, a parziale risarcimento di questi ultimi anni, per lui noiosissimi, passati accanto a me, lontano dalla sua amata provincia e dai suoi libri. A colui che mi ha insegnato ad amare la politica e a lottare per il cambiamento. Sebastiano, volevo farti Direttore Generale dell'Ente Gestione Cinema. Poi mi hanno detto che il cinema è morto, e allora... salutiamo il nuovo Commissario Straordinario delle Aziende Chimiche del Gruppo pubblico.
POLLINE: Evviva! Evviva!
TRAMONTI: Le aziende chimiche? Eh, Cesare, io proprio non... Lasciami tornare a casa...
BOTERO: E un ultimo brindisi a Luciano, che spero degnamente sostituirà l'insostituibile Sebastiano.
ADRIANA: Complimenti, Luciano, bravo.
LUCIANO: Grazie.
POLLINE: Auguri. Auguri.
LUCIANO: Grazie. Eh... Questo non gliel'ho scritto io, eh.
IRENE: Luciano.
LUCIANO: Irene... Se non venivi tu, venivo io.
IRENE: Ma come mai torni così tardi?
LUCIANO: Beh, abbiamo lavorato fino adesso. Al night.
IRENE: Ah, prima ho visto... È rientrata.
LUCIANO: Chi?
IRENE: Come si chiama?
LUCIANO: Ah, Juliette.
IRENE: Eh. Beh, adesso sono più tranquilla.
LUCIANO: Perché?
IRENE: Perché è troppo bella per te.


LUCIANO: Sono un genio! Ho troppe idee!
IRENE: E se ne adottassimo uno?
LUCIANO: Di che?
STUDENTI: Signor Preside! Signor Preside! Che cos'è, signor Preside? Andiamo a vedere. Andiamo, andiamo.
LUCIANO: "Questa è la mia lettera al mondo, che non ha mai scritto a me". Così inizia una delle grandi liriche di Emily Dickinsom, vi ricordate? Ci abbiamo dedicato tre lezioni. E io sul registro ho scritto che avevamo parlato di Vittorio Alfieri, che vi avevo risparmiato. Mi sarebbe piaciuto continuare così. Avrei voluto parlarvi delle sorelle Brontë al posto di Giacomo Zanella, di "Moby Dick" al posto di "Traversando la Maremma toscana". Rimbaud, al posto di quel trombone di D'Annunzio... Anche questo è colpa mia e anche di questo vi chiedo nuovamente scusa. Ma la mia casa sta crollando! Al primo piano c'è una stanza dove per una notte ci ha dormito Carlo Pisacane. Nella cristalliera mia madre ha conservato una tazzina dove nel 1941 ci ha bevuto il caffè Benedetto Croce Io non vi chiedo di perdonarmi, ma almeno di capirmi!
LUCIANO: Oh, oooh!... Piano! Piano! Sono io!... Ahiaaa!
GOLA: Basta, basta, ragazzi. Lasciatelo stare! Fatto buon viaggio?
JULIETTE: Ah, ecco Luciano.
LUCIANO: Ciao.
GOLA: Ti piace? L'ho comprata due anni fa, è stato un affare.
LUCIANO: Molto bella. Sembra un falansterio.
GOLA: Che sembra?
LUCIANO: Una società ideale, secondo il progetto del grande filosofo Fourier.
FEDERICO CASTRI: Trent'anni di attività, non proprio quieta, di battaglie politiche e di governo, non sono riusciti a fare di me un uomo di potere. Perché io so di non essere libero, so di dover rispondere a qualcuno, da cui tutti i giorni attendo suggerimenti, consigli. Tutte le mattine, prima di iniziare la mia giornata, io vengo qui, nella Sua casa. Per ritrovarlo, per ascoltarlo, per riverirlo. Questo sono io. Federico Castri. Un uomo come tanti.
JULIETTE: Allora. Ti viene in mente qualcosa per attaccarlo?
LUCIANO: "Questo è Federico Castri. Un bugiardo come pochi". Com'è?
JULIETTE: Non si può. Questa è pubblicità negativa. In Italia è vietata.
LUCIANO: Infatti. Per questo tutti parlano bene di tutti.
JULIETTE: Forse. Diciannove a diciassette!
GOLA: Ma tu guarda, guardalo!
POLLINE: Chi?
GOLA: Luciano. Vuole vincere!
BOTERO: Eh, eh, eh.
GOLA: No, Tramonti, aspetta, aspetta...
TRAMONTI: No, E lasciami, eh! No. Io devo parlare con lui.
GOLA: Sì, ma non ora.
TRAMONTI: Io non ci ho niente con te!
GOLA: Ma non è il caso.
TRAMONTI: Io devo assolutamente parlare con lui!
BOTERO: E ventuno! Sebastiano! Allora?
TRAMONTI: E lasciami, eh!
GOLA: Ma non è il caso. E non è il caso! E dai!
BOTERO: Che succede? Lascialo perdere, dai. Sebastiano...
TRAMONTI: Cesare...
BOTERO: Parliamo.
TRAMONTI: Guarda, io... Io ci ho pensato a quel posto lì.
BOTERO: Sì.
TRAMONTI: Ma io non sono capace, io non sono adatto.
BOTERO: Ma ti faccio Commissario Straordinario al polo chimico, e tu ti lamenti?
TRAMONTI: Ma che cosa ci sto a fare lì? Mi sono insediato ieri e già il... Presidente, il Direttore Generale, il vicedirettore, m'hanno fatto capire chiaramente che tutto viene riferito a te.
BOTERO: Certo.
LUCIANO: La terza F dell'85-86, quella sì era una bella classe! Adamo, Amedei, Anguilla, Cozzolino, Basili, Bifoli, Di Benedetto, Fischio, Fitta, Giuffrida, Jacopini, Lo Schiavo, Pacchi, Pesci, Pini, Pistone, Sopranzi, Vona, Zipoli e Zollo. Anguilla era innamorata pazza di Zollo. Ma lui niente, non se n'è mai accorto. Così, all'Abetone, è finita in tenda con Sopranzi. Eh, Zollo... Un grande! Sorpresa! Sai cosa sono questi? Sono i Codici Saturniani.
IRENE: No. È impossibile. Sono al restauro, li ho chiesti almeno dieci volte. Non si possono consultare.
LUCIANO: Eh, io li ho chiesti una volta sola, a nome del Ministro. Guarda...


BOTERO: Guardi, guardi questa meravigliosa pianura, rovinata da chi per trent'anni s'è preoccupato solo di favorire le proprie clientele.
SANNA: E dica a questo di non riprendermi. Io mi rifiuto di comparire sui vostri canali.
BOTERO: Eh, io non ho canali, signor giornalista.
SANNA: Ma davvero?
BOTERO: Ma come è facile la vita dell'opposizione. Questo non va bene, quest'altro è contro le donne, questo è contro gli operai, questo è contro le minoranze. Ci avete il nastro, ripetete sempre le stesse cose. Questa legge è liberticida, questa legge ci riporta indietro di cinquant'anni. Eppure lei, Sanna, qualche giorno fa è stato fatto direttore di un giornale in crisi, mi sembra.
SANNA: Sì, è in crisi, ma per colpa sua.
BOTERO: Eh! Lei si deve rendere conto: quando c'è la crisi bisogna licenziare, ripensare, ricostruire.
SANNA: Senta, da quando ho preso in mano la direzione, quel giornale perde mille copie al giorno, lo sa? Eppure io non licenzio nessuno!
BOTERO: E fa bene! Così lei, in poco tempo, sarà cancellato dalla storia di questo paese. Perderà il posto e lo farà perdere a quelli che lavorano con lei. Caro Sanna, lei è un criminale.
ADRIANA: Buongiorno a tutti. Ringraziamo l'Assessorato alla Cultura, l'Ufficio alle Pubbliche Relazioni del Comune di Mantova e tutti i colleghi della stampa estera che oggi sono voluti gentilmente intervenire... Visto che inaspettatamente ci troviamo in campagna elettorale, il ministro Botero sarà felice di rispondere alle domande dei giornalisti stranieri sulla situazione italiana. Jana Naváková, Rudé právo. Prego!
GIORNALISTA: Pane ministre, nekterí lidé tvrdí, ze se vyhybáte uznat si porázku, kterou jste utrpél pri návrhu nového zákona. Co byste nám k tomu mohl ríci?
JULIETTE: Signor Ministro, qualcuno sostiene che lei intende aggirare la secca sconfitta subita dalla sua proposta di legge. Ha qualcosa da dire in proposito?
BOTERO: No, signora, io non intendo aggirare. Per usare la sua espressione, ho aggirato già. Ho appena firmato un decreto legge che prevede l'accordo con una grande società canadese, a cui io cedo il dieci per cento del polo chimico pubblico.
GIORNALISTA: Excusez-moi, monsieur le Ministre, mais de cette façon vous perdez le dix pour cent de votre patrimoine.
JULIETTE: Ma così facendo voi avete perso il dieci per cento del vostro patrimonio.
BOTERO: Eh, sì, produzioni sorpassate, inutili, e in perdita. Lo sa, signora, cosa produce una di queste fabbriche? Vasi da notte, di plastica ruvida, di colore grigio, e col manico. Il tutto, su un brevetto del 1947. Provi a far vedere a suo figlio uno di questi vasi da notte: se non è tutto colorato e a forma di ippopotamo, glielo tira dietro.
GIORNALISTA: Possiamo sapere cosa producevano le altre imprese, per piacere?
BOTERO: Sì, ora non ho sottomano... tutta... la documentazione... Comunque, le ho detto... Sono imprese... Son produzioni sorpassate, son produzioni in perdita...
SANNA: Insomma, signor Ministro, queste aziende sono da buttare, o no?
JULIETTE: Inventa qualcosa, è stanco. Stanotte non ha dormito.
LUCIANO: Eh, ma non mi viene in mente niente.
BOTERO: ...Erano da buttare...
LUCIANO: Ma... che profumo usi?
JULIETTE: Dai...
BOTERO: Io da ragazzo avevo una cinquecento, un'utilitaria... Ebbe', andava benissimo. Però... a ottantamila chilometri si è cominciato a rompere tutto quanto...
LUCIANO: ...Motore, le sospensioni...
BOTERO: ...Motore, le sospensioni, il circuito elettrico... Be', ho dovuto liberarmene, eh?...
LUCIANO: Queste aziende pubbliche che io...
BOTERO: Queste aziende pubbliche che io ho ceduto sono come quella macchinetta lì. Per ora vanno bene. Però sono arrivate a settantanovemila chilometri. Tra mille chilometri, i suoi amici canadesi, forse, avranno qualche cosa da dirci.
GIORNALISTA: Alcuni colleghi di Governo, Federico Castri in particolare, la accusano di essere un commediante. Lei cosa risponde?
BOTERO: Se io sono un commediante, Castri è una semplice comparsa. Avete visto la sua pubblicità elettorale? Com'è che fa? "Questo sono io. Federico Castri. Un bugiardo come pochi". No, forse non fa così, eh? Forse è un po' diversa. Comunque il senso è quello, eh?
BOTERO: Allora, Sebastiano, come sono andato, eh?
TRAMONTI: Bene, Cesare, molto bene. Ma cos'è questa storia del dieci per cento venduto ai canadesi? Io non ne so niente.
BOTERO: Che dici, andiamo a pranzo a "I quattro fanti"? Maccheroni allo stracotto, eh?
TRAMONTI: Dove vuoi tu. Ma spiegami, cos'è che devo firmare?
BOTERO: Dico, ti preoccupi? Io faccio quello che mi hai insegnato tu: cambio le cose da come sono, a come dovranno essere. Professore! Ti ringrazio, eh, ti ringrazio. Hai visto com'è stato bravo? Tutti a pranzo, dai! Maccheroni allo stracotto! Tu hai molto da fare. Mi sembra che domani devi finire quel discorso, no?
LUCIANO: Ah, già, sì. Dimenticavo.
BOTERO: Buon pranzo.
LUCIANO: Arrivederci.
LUCIANO: Buongiorno.
GOLA: Buongiorno.
JULIETTE: Buongiorno, telefono da parte del Ministro Botero. Lei è interessato a conoscere la nostra politica? Ha qualche consiglio o suggerimento particolare da fornirci? La ringrazio.
LUCIANO: Questo è il discorso per l'incontro con gli industriali di questa mattina. Che fai?
JULIETTE: Chiamo gli elettori. Un'idea di Adriana. Tieni, prova. Il testo è questo. Dai!
LUCIANO: Buongiorno. Telefono da parte del Ministro Botero. Lei è interessato a conoscere la nostra politica? Ha qualche cons... Tutto il giorno così?
JULIETTE: Dopo un po' uno s'abitua.


POLLINE: Io devo andar via col Ministro, abbiamo una colazione col Vescovo. Là fuori c'è un sacco di gente da ricevere. Tu sei l'unico che resta, dovresti sostituirmi.
LUCIANO: Cosa devo fare?
POLLINE: Ascolti e non prometti niente; segna tutto, però. Per ogni richiesta apri una cartella come quella, e se c'è qualche problema consulti l'archivio elettorale.
LUCIANO: L'archivio? Perché, noi abbiamo un archivio elettorale?
POLLINE: E che siamo, più fessi degli altri, noi? Ottantanovemila schede, otto scatoloni. Sai che palle portarseli sempre dietro! Ciao!
LUCIANO: Buongiorno.
SEGRETARIO: Come sarebbe: non posso parlare con Botero? Ah! Il segretario provinciale del partito non conta proprio nulla, allora!
LUCIANO: Ha qualche problema urgente?
SEGRETARIO: Qualche problema? Mille problemi. Un milione di problemi! La Dc non rispetta le quote! Se noi gli diamo la Presidenza della Centrale del Latte, loro ci devono dare l'Azienda dei Trasporti, giusto?
LUCIANO: Non so...
SEGRETARIO: Sì, col cavolo! Se la tengono! Prendiamo per esempio le nomine dei consiglieri delle banche. Loro hanno ventisette presidenze, ventisette, cioè due in più di prima. Noi quante presidenze abbiamo? Otto, cioè come prima. Ammesso e non concesso che tre vicepresidenze valgono una presidenza e che due vicedirettori valgono un direttore... Ma noi abbiamo due presidenze meno di loro.
LUCIANO: Senta, mi può ripetere l'ultima parte, per favore?
DIRETTORE SANITARIO: Vede, questo è l'elenco degli anziani ricoverati nei nostri reparti ospedalieri. Circa quattromila ospiti. Tutti voti che alle passate elezioni sono andati a Castri, ma che possono cambiare bandiera.
LUCIANO: Lei vuol dire che può convincere questi ricoverati a votare per Botero? E come fa?
DIRETTORE SANITARIO: Con le buone!
LUCIANO: Eh, no, voglio dire, come fa a essere così sicuro che poi, nel segreto dell'urna, queste persone...
DIRETTORE SANITARIO: Ma no, quale segreto. Guardi, è matematico. Per ogni scheda si possono dare cinque preferenze, no? Eh! Per i gruppi più piccoli e omogenei basta la tripletta; per quelli più complessi, beh, ci vuole la cinquina. 1, seguito da 4 e 5, sono i voti degli Enti Mutilati; 4, 1, 5 sono i conventi; 5, 4, 1, le cliniche convenzionate. Alle passate elezioni, con Castri, 1, 6, 9, indicavano i voti dell'Ospedale Maggiore; 5 in quarta riga, il gerontocomio e 2 in quinta riga, Luigi... l'infermiere dei lungodegenti, che m'ha promesso sessantacinque voti anche stavolta, eh?
MARCO TULLIO ILLICA: Io milito nel partito da vent'anni. Ma è la prima volta che vengo a chiedere un favore, glielo giuro.
LUCIANO: Al Cairo, ha detto...
ILLICA: Sì. Ed è in carcere, da sei mesi... E ci ha solo vent'anni...
LUCIANO: ...E il reato?
ILLICA: Droga.
LUCIANO: Eh... Il Ministro farà il possibile...
ILLICA: Ha scritto bene? Marco Tullio Illica. Lavoro presso il Centro Meccanografico della Prefettura. Sono programmatore.
LUCIANO: Be', interesseremo l'Ambasciata, eh?
ILLICA: Questa è per il signor Ministro. So che gli piace giocare a golf.
LUCIANO: Certo. Grazie. No, no, no, no, ma che fa?
ILLICA: Grazie... Grazie...
GOLA: Luciano, che fai?
LUCIANO: No, siccome c'era Juliette, volevo chiederle una cosa...
GOLA: Una cosa? Che cosa?
LUCIANO: No, ho visto quel tipo, col cartello... Sono due giorni che...
GOLA: Senti, tu ci hai un sacco di immaginazione. Noi perciò t'abbiamo messo in paga. La tua immaginazione se l'è comprata Botero, è sua. E tu la devi usare soltanto per lui. Quindi, tu stronzate a me non ne dici, è chiaro?
LUCIANO: Ma guardi... Si sta sbagliando...
GOLA: Ho capito. Ti piace Juliette e te la vuoi trapanare. Anche se ti piace, con lei non va bene. Non è cosa. Se sei allupato, provaci con Adriana. Ma con Juliette no.
LUCIANO: Allupato. Ma dove siete stati? E' tutta la sera che vi cerco.
JULIETTE: Scusa. Abbiamo cenato con una rappresentanza sindacale. E poi il Ministro ha dovuto rilasciare interviste a cinque televisioni. Posso?
LUCIANO: Ma da dove siete passati? Non vi ho visti entrare.
JULIETTE: Da dietro. Botero non vuole incontrare quello là sotto.
LUCIANO: E anche questo voglio sapere! Chi è quello lì?
JULIETTE: Non lo so. Un matto. Ero venuta per dirti che ho i permessi per vedere le stanze dei Gonzaga. Anche fuori orario.
LUCIANO: No, non mi interessano i Gonzaga. Chi siamo noi che possiamo vedere le cose che gli altri non possono vedere?
JULIETTE: Be', scusa...
LUCIANO: Pronto? Irene? E meno male che hai chiamato, sì... Eh... Come: "Perché meno male"? Così... Eh, sì. Sì, sto bene, sì... Senti, io ti devo parlare. Qui succedono cose pazzesche. C'è gente che offre voti al Ministro, a pacchi, a blocchi. C'è gente che chiede lavoro. Stamattina è arrivato uno, non ho capito bene, spostava tutte le cose sul tavolo, che mi ha spiegato che un direttore generale vale tre vicedirettori... E poi c'è questa Juliette, che mi entra nella stanza, si siede sul divano, neanche fosse a casa sua! Si toglie anche le scarpe. E io la guardavo.
IRENE: Embè, cosa dovevi fare?
LUCIANO: Eh, perché tu non c'eri. Tu non hai visto come la guardavo.
IRENE: Come la guardavi?


CARLO SPERATI: E adesso che fai? La politica?
LUCIANO: Gliel'ho spiegato, è per la casa.
SPERATI: Divertente?
LUCIANO: Eh, insomma... Mi porta via molto tempo. Ho dovuto lasciare la scuola.
SPERATI: Che bravi allievi che avevi. Come si chiamava quello che scriveva quelle bellissime lettere in latino?
LUCIANO: Ah, Zollo! Zollo, un grande. Io lo chiamavo "la volontà santa" perché voleva studiare sempre, non gli bastava mai. Come una droga. Voleva sapere tutto.
SPERATI: Zollo...
LUCIANO: Senta, io volevo che lei firmasse questa... richiesta. Si tratta di una domanda per ottenere un vitalizio dallo Stato. Io penso di poter interessare il Ministro Botero per appoggiarla.
SPERATI: Chi vuoi... Chi vuoi che se ne importi adesso di me?
LUCIANO: Ma come? Lei è il più grande poeta italiano!
SPERATI: Sto bene qua, in mezzo a loro. Buona fortuna.
POLLINE: Devi controllare queste richieste.
BOTERO: La solita corte dei miracoli, eh? Che noia! Luciano, allora?
CARISSIMI: Io non mi scordo chi sei! Io t'aspettavo al varco! Ti ho teso l'agguato! L'agguato, l'agguato! Di quelli che piacciono a te!
GOLA: Parti. E vai! Vai!
CARISSIMI: Io non mi scordo di te! Scappi via! Ma non te ne vai così! Non te ne vai!
SANNA: Perché ce l'ha col Ministro Botero?
CARISSIMI: Quello è un delinquente! Io lo conosco bene!
SANNA: Ma cosa ha fatto? Mi dica. Mi dica cos'ha fatto.
BOTERO: La vigilanza dov'era? Pure a questo devo pensare io?
GOLA: La colpa è del questore. È un incapace. Se stavo al posto tuo, già l'avevo fatto sostituire.
BOTERO: Ecco, proprio per questo tu non sei al posto mio! Chi ti credi di essere, eh? Pensa a fare il tuo mestiere, invece! Una cosa del genere non si deve ripetere mai più! Eh, bisogna amarla veramente molto l'umanità! Molto, molto. Perché gli uomini, presi uno per uno, sono proprio insopportabili. Illica, questo programmatore alla Prefettura che ha il figlio in galera in Egitto... Quando andiamo a Roma contatta l'Ambasciata, eh? Facciamo qualcosa.
GOLA: Va bene.


BOTERO: Luciano! Vieni. Ecco, le chiavi... dovrebbero essere... sotto il parasole. È tua.
LUCIANO: Ma, guardi... Non mi sembra il caso.
BOTERO: Buonanotte.
LUCIANO: No, è troppo, veramente. È veramente troppo.
BOTERO: Buonanotte! Ricordati di me.
LUCIANO: Scegli: nord, est, ovest o sud?
JULIETTE: Nord.
LUCIANO: No, sud.
JULIETTE: Va bene.
LUCIANO: Sei sicura?
JULIETTE: Dai.
LUCIANO: Parla più forte, che non ti sento. La linea è disturbata. Che t'importa a te da dove chiamo? Piuttosto, cosa fa questo supplente? Dorme? In un mese avete fatto solo il verismo.
LUCIANO: Sei sicura di non avere niente da fare?
JULIETTE: Il sabato e la domenica sto sempre a casa.
LUCIANO: Come mai? Non hai qualche amico, qualche amica? Il ragazzo? Senti, io ti volevo chiedere alcune cose su Botero.
JULIETTE: No. Non mi va di parlare di Cesare. Parliamo di te.
LUCIANO: Eh. Io sono un po' preoccupato. Sai, i miei studenti hanno l'esame di maturità. E quest'anno ricorre l'anniversario del Primo Manifesto Futurista. Eh... E quelli stanno ancora a Manzoni.
JULIETTE: E allora?
LUCIANO: Eh allora, allora...
LUCIANO: Prego?
FUNZIONARIA: Il dottor Sandulli?
LUCIANO: Sì.
FUNZIONARIO: Siamo delle Belle Arti, buongiorno.
FUNZIONARIA: Complimenti. La sua casa è stata dichiarata monumento nazionale, lo sapeva?
LUCIANO: No.
FUNZIONARIO: Tra una settimana cominceranno i lavori di restauro.
FUNZIONARIA: C'è circa un miliardo e mezzo di stanziamento.
LUCIANO: Volete qualcosa? Un caffè, un...
FUNZIONARIA: No. No, grazie.
FUNZIONARIO: No. Non si preoccupi, grazie.
FUNZIONARIA: Arrivederci.
LUCIANO: Juliette! Juliette, hai sentito?
JULIETTE: Certo che Botero ti vuole proprio bene!
LUCIANO: Ragazzi, io sono sinceramente preoccupato. Perché l'esame di maturità è vicino, e voi del Novecento sapete poco.
STUDENTE: Professo', adesso che stai in politica, perché non ci fai sapere prima i temi per gli esami di maturità?
LUCIANO: Ma chi ti dice queste cose, eh? Chi ti racconta queste storie?
MARETTA: E' vero! Chi è ammanicato li sa prima. Magari i temi d'italiano, eh.
LUCIANO: Ragazzi! Il primo che insiste su questa storia dei temi, lo caccio fuori!
STUDENTI: Ehhh!...
LUCIANO: Dai, ragazzi, dai!... La letteratura italiana dell'Ottocento, ve l'ho detto migliaia di volte, è penosa, andrebbe saltata in blocco. Che cosa ce ne può importare a noi di un Silvio Pellico, di un Berchet, di uno Zanella, di un Carducci? E anche Manzoni. Diciamo una buona volta la verità: mentre lui per cinquant'anni scrive e riscrive I promessi sposi, Balzac infila uno dopo l'altro dieci capolavori, Melville scrive l'immenso "Moby Dick" e Dostoevskij... Beh, Dostoevskij scrive "L'idiota", "Delitto e castigo" e "I fratelli Karamazov", eh. L'unica cosa che, forse, andrebbe salvata nell'Ottocento italiano è la pittura. Eh! Ma chissà perché il vostro insegnante d'arte l'ha saltata in blocco. Leopardi, pessimista? Non è vero affatto. Lui aveva l'ottimismo di credete nella forza purificatrice dell'atto poetico. E poi, come scrive il Binni, se non fosse morto nel '37 ... ce lo saremmo trovati nel quarantotto sopra le barricate.
STUDENTE: Professo', ma siete proprio sicuro?
LUCIANO: Comunque, ragazzi, ricordatevi che qualunque cosa vi succederà nella vita, per essere uomini occorrono le due cose che Kant fece incidere sulla sua tomba: "Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me".
JULIETTE: Piano.
LUCIANO: In questa tazzina ci ha bevuto Benedetto Croce, nel millenovecento...
JULIETTE: Shhh... Guarda... Quanto amore...
LUCIANO: Ma come fanno, dopo tre ore di letteratura?. Prendi, aspetta.
JULIETTE: No, lascia...
LUCIANO: Ragazzi! Ehi! Eh... devono fare l'esame di maturità, si devono concentrare.
JULIETTE: Mi piaci molto, tu.
LUCIANO: Fisicamente?
JULIETTE: No. Mi piace come sorridi. E io ti piaccio?
LUCIANO: Fisicamente, sì. E anche globalmente.
JULIETTE: Mi sembra... Mi sento... Mi sento una cosa di cui si può fare a meno.
LUCIANO: Ma che dici? Eh... Tu sei una persona... Rispondo? Sì... Sì... Un attimo. È Botero.
JULIETTE: Sì. Ha detto che dobbiamo partire subito. Domani c'è una riunione importante.
IRENE: Luciano!
LUCIANO: Irene.
IRENE: Luciano... Io... Sono stata trasferita. Sono a Roma. Dopo otto anni. È stato il tuo Ministro. M'ha messo nel liceo migliore di Roma. Hai capito cosa ho detto?
IRENE: Non ti ho detto di Bortoli. È tornato. Tra cinque giorni si sposa con la Federici. Lei l'ha perdonato subito, immediatamente. Io avrei voluto sapere cosa ha combinato quei quindici giorni che è sparito. Beh, in verità, si sa che cosa ha combinato, è stato visto in giro... Con la Bezzi. Mmh? L'insegnante d'inglese. Luciano! Sono scappati insieme.
LUCIANO: Senti, a me non mi importa niente, né della Bezzi, né di quel cretino di Bortoli! Io devo scrivere il discorso introduttivo dell'ultima Tribuna Elettorale! E se tu parli, io non riesco a concentrarmi!


BOTERO: Cosa ha impedito all'Italia di diventare un paese finalmente moderno? Due culture, due fedi, due religioni: quella marxista e quella cattolica.
DANIELE LUCHETTI: È finito. È che forse bisogna rivederlo più di una volta per apprezzare le sfumature, per capire bene...
BOTERO: Senta, ma perché tutte quelle inquadrature così mosse?
LUCHETTI: Mah, quelle fanno molto glamour. Io su quello, veramente, mi sentirei tranquillo.
LUCIANO: Lei conosce molto bene l'Avanguardia Sovietica.
LUCHETTI: Sì, grazie. Grazie.
GOLA: Adesso di sovietico non c'è rimasto più nemmeno la retroguardia. Ah, ah, ah, ah!
BOTERO: Va bene. Grazie, arrivederci.
POLLINE: Io lo conosco bene. Penso che gli sia piaciuto.
BOTERO: Chi l'ha scelto, eh? Chi è stato?
GOLA: Ma non l'abbiamo scelto, ce l'hanno dato.
BOTERO: Non mi parlare così, stronzo! Che vuol dire: "Ce l'hanno dato"? Non c'è nessuno qui dentro capace di dirmi se ci danno un imbecille o un genio, eh?
POLLINE: Io mi ero fatto dare i curriculum...
BOTERO: I curriculum! Bravo! Si era fatto dare i curriculum!! Ma vattene via, sparisci! Non voglio più vedere questa faccia da frocio! Vai via! Dammi dell'acqua, dai! Come siamo messi con queste televisioni?
GOLA: Ci danno quattrocento spot elettorali a un quarto del prezzo di mercato. Ma dobbiamo tenerci quel regista lì. E' il fratello dell'amante...
BOTERO: Sei un imbecille! Lo sai che sei un imbecille? Di' di sì.
GOLA: Ma...
BOTERO: Di' di sì! A quei signori, in Parlamento, gli abbiamo regalato la metà del mercato televisivo di questo Paese! Che bisogno hai tu di prendere un cialtrone? Eh? Che bisogno abbiamo di prendere un cialtrone? Scusa, Adriana, non potevamo farci dare un regista dalla Rai? Dico, con tutti i deficienti con la tessera che abbiamo fatto assumere alla Rai, non ce n'era uno, dico uno, in grado di fare un lavoro più decente di quello stronzo lì, no?
ADRIANA: In Rai siamo forti nel settore del varietà...
BOTERO: E lo vedo! Siamo fortissimi nel varietà! Luciano, fai bene a non dire niente. Fai molto bene. Questa domanda di vitalizio, qui... messa in bella evidenza sulla mia scrivania... è opera tua?
LUCIANO: E' un grandissimo poeta, non ci ha neanche i soldi per mangiare. E poi, siccome non voleva mettere la firma, la firma l'ho fatta io, falsa!
BOTERO: I poeti...


LUCIANO: Che succede?
GOLA: Da' una mano, fa presto. Fra poco saranno qui. Non c'è tempo da perdere.
LUCIANO: Chi?
GOLA: Hanno arrestato Polline. Il giudice ha ordinato il sequestro di tutti i materiali che lo riguardano. Figurati, gli abbiamo intestato l'ufficio, quattro società, trenta consorzi...
ZOLLO: Posso?
GOLA: Entra, entra. Professor Sandulli, l'avvocato Zollo.
ZOLLO: Professore!
LUCIANO: Zollo!
ZOLLO: Anche lei qua.
LUCIANO: Come stai? Che ci fai tu qui, eh?
ZOLLO: È dura per tutti, eh?
GOLA: Allora, questo precedente l'hai trovato? Fammi sentire, dai.
ZOLLO: Eccolo qua... Allora: Alberto Teardo, arrestato nel 1983. Incriminato per concussione, estorsione, interesse privato e associazione a delinquere... In banca, su vari libretti al portatore, gli trovarono diciannove miliardi e seicentonovanta milioni.
GOLA: Polline ne avrà venti, ventuno... Vai avanti...
ZOLLO: Condannato a dodici anni. Sentenza ridotta in appello a sette anni e dieci mesi. Due, condonati nell'84; altri sette mesi e mezzo, nell'85, per buona condotta...
GOLA: Quanto, in tutto?
ZOLLO: Due anni e due mesi. A studio s'è deciso di impostare la causa così. Nel '92 sta già fuori. A parte che, se lo eleggono, esce subito...
GOLA: Va bene così. Vai avanti.
ZOLLO: Ci vediamo, professore, eh?
GOLA: Pronto?
LUCIANO: No, Zollo, no...
GOLA: Vuole la minerale, portagliela tu.
BOTERO: Mezzo bicchiere, per favore. Ah, sei tu.
LUCIANO: Io erano molti giorni che volevo parlarle.
BOTERO: Se è per il trasferimento della tua fidanzata a Roma, facciamo che già m'hai ringraziato, va'!
LUCIANO: Io non le avevo chiesto niente.
BOTERO: Sei contento, o no?
LUCIANO: Sì, sono contento...
BOTERO: E allora? A che serve complicarsi la vita? Siediti. Devo finire questa lettera per Juliette.
LUCIANO: Per Juliette?
BOTERO: Sì. La licenzio. Suo padre vuole che vada in una università americana per un corso di specializzazione.
LUCIANO: Ma ci resterà malissimo.
BOTERO: Eh sì! Allora, che c'è?
LUCIANO: Gli archivi elettorali. Perché ha detto che non c'erano? Di là ce ne stanno otto casse.
BOTERO: Tutto qui?
LUCIANO: Il segretario provinciale m'ha spiegato come funziona: un tanto a me, un tanto a te... Che discorsi scrivo, allora, io? Scrivo delle cose finte! A Mantova è venuto uno che voleva offrire dei voti. E vorrà qualcosa in cambio! E tutti i soldi della campagna elettorale, da dove vengono fuori? Dai ventuno miliardi di Polline, che sono soldi suoi! Insomma, si tratta di tangenti! Lei fa dei favori e chi riceve i favori...
BOTERO: Allora, ho fatto il favore di portare la tua fidanzata a Roma! Che m'hai portato, eh? Che regalo? Le anime belle, le figurine del presepe, le persone oneste... Ne ho conosciute tante, erano tutte come te. Facevano le tue domande... E con voi, il mondo diventa più fantasioso, più colorato... Ma non cambia mai! Luciano, il Ministero che io dirigo gestisce ogni anno migliaia di miliardi. E tutti quelli che sono in contatto con noi, ci chiedono qualcosa. E ogni tanto, di questi miliardi, qualcuno rimane impigliato per strada.
LUCIANO: Sì, però il problema è che "qualcuno" si è perso qui, sui conti di Polline!
BOTERO: Non mi interessa se qualche mascalzone razzola le briciole nel cortile, questo è il male minore. Non è di mia competenza e io non ci guadagno una lira.
LUCIANO: Lei è molto ricco...
BOTERO: Sono nato ricco. Non lo vado a dire in giro perché, per gli elettori, una persona importante, con una bella moglie, dei bei figli, e per di più anche ricco, e beh, suona come un'offesa, eh? Comunque, mi fa piacere che tu sia venuto a trovarmi, Luciano. Mi fa piacere. Perché sono circondato da gente vile, da gente ipocrita. Tutti che mi dicono sempre di sì, mi dicono sempre "va bene". E ogni tanto rimpiango quei campetti di calcio... dove c'erano due, tremila persone assiepate su quei campi polverosi, e si alzavano in piedi e mi gridavano: "Boia! Venduto!". Io niente, diritto per la mia strada...
LUCIANO: Mi scusi, ma non mi sento tanto bene. Proprio Zollo, no. Il più grande. Lui riusciva a tradurre L'Anabasi di Senofonte così, all'impronta, senza neanche bisogno del vocabolario.
JULIETTE: Stai vedendo il telegiornale?
LUCIANO: No.
JULIETTE: Hai sentito di Carlo Sperati?
CRONISTA: ... Il corpo dell'anziano poeta è stato trovato questa mattina all'alba. La morte sembra sia avvenuta per soffocamento, forse provocato da un sacchetto di plastica. Il poeta ha solo lasciato istruzioni affinché i suoi cani non vengano avviati alle camere a gas riservate ai randagi. Espressioni di cordoglio sono state manifestate dalle più alte Autorità dello Stato, che interverranno ai funerali che si svolgeranno a Mantova.


SACERDOTE: Le parole hanno sempre un destino diverso da quello degli uomini che le hanno scritte. E lui, in questi ultimi tempi, si era quasi rassegnato a doverci lasciare. In chiesa veniva spesso. Si sedeva lì e, anche se nessuno l'ha mai visto farsi il segno della croce, io sono certo che nel suo cuore, egli era profondamente religioso.
GOLA: Il Ministro vorrebbe dire due parole.
SACERDOTE: Ma certo. Venga, venga pure.
BOTERO: La tristezza, cos'è? La tristezza, l'ignoranza, cos'è? È non aver mai letto un libro di poesie. Con le loro verità, le poesie ci aiutano tutti a essere più giusti e più liberi. Per questo io sono colpevole, e noi tutti lo siamo. E ci dovremmo vergognare. Noi, lo Stato, la libera impresa, la cultura, dove eravamo mentre Carlo Sperati moriva, solo e poverissimo? Dove ci eravamo nascosti? Io stavo tentando di fargli avere un vitalizio utilizzando la legge prevista per i grandi ingegni. Ma non ho fatto tutto il possibile. Io non ho fatto in tempo e la burocrazia mi ha bloccato. Sì, io sono colpevole.
OPERAIO: Prenda questa. È una supplica, gliela faccia avere. Ho un sacco di figli, e in fabbrica stanno licenziando tutti quelli con più di quarant'anni.
LUCIANO: Senta, per favore, mi lasci perdere! Io non conto nulla.
OPERAIO: Dicono che il Ministro ha fatto l'accordo con i Canadesi. Ma a noi, in fabbrica, ci licenziano! Aspetti, aspetti, non vada via! Glielo chiedo in ginocchio.
LUCIANO: Oooh... te ne vuoi andare, o no? Chi sei, che vuoi? Senta, io non so cosa mi sta succedendo. Le chiedo perdono, veramente.
OPERAIO: Ma vaffanculo! Vattene, leccaculo! Servo, pezzo di merda!
GOLA: Preso!
LUCIANO: Non mi toccare, tu. Servo!
SANNA: Salve. Dai, salga.
LUCIANO: Che succede, qui? Cosa state facendo?
CARISSIMI: Ma questo qui l'ho visto all'albergo! Ma non lavora mica con quel maiale?
SANNA: Salga con noi. Venga con noi, su.
LUCIANO: Dove andate?
SANNA: Venga.


CARISSIMI: Ecco, qui ci stanno cinquecento anni di mascalzonate.
SANNA: Carissimi! Ma dove è andato?
LUCIANO: Beh, sono schede elettorali, allora?
SANNA: Sì, sono schede elettorali di dieci anni fa. Le elezioni che portarono Botero in Parlamento.
LUCIANO: Beh... Beh, allora? Che cosa volete dire? Signore! Signore! Senta! Signore!
CARISSIMI: Con questa. L'ho fatto con questa. Controllate. Erano tutte bianche, o nulle, o senza la preferenza. E con questa mano qui, con questa matita, tutta la notte. Botero... Botero... Botero... E così, dopo pochi giorni, da povero che era, con le pezze al culo che non vi dico, è decollato. E non s'è fermato più. Lui vola. Lui, vola. E a me m'ha lasciato a terra.
SANNA: Io, stavolta, questo qui lo distruggo.
LUCIANO: Ma chi l'ha detto? Qual è la prova? La matita, la calligrafia di questo pazzo qui?
SANNA: La prova è il modo in cui si è comportato da quando è stato eletto! Botero è un delinquente!
LUCIANO: E infatti!
SANNA: E' un criminale, Botero!
LUCIANO: Infatti! Infatti! Infatti!
LUCIANO: Apri! Apri!
GUIDO: Dottore, che c'è?
LUCIANO: Apri!
GUIDO: Che succede?
LUCIANO: Apri!!! T'ho detto apri!!!
GUIDO: Il Ministro non è in camera!
LUCIANO: Apri!!!
GUIDO: T'ho detto che il Ministro non è...
LUCIANO: Oooh, e levati! Apri!
GUIDO: Il Ministro non è in camera!!! Anvedi questo!


BOTERO: Lo sai che ti voglio bene, no? Lo sai che ti voglio bene! E allora perché mi hai fatto questo? Perché? Cosa te ne frega a te, se nell'intermediazione coi canadesi una società di consulenze si prende l'otto per cento? Che te ne frega? Tu devi firmare e basta! Devi firmare, l'hai capito?
TRAMONTI: Ma quella società di consulenze, come la chiami tu, è tua. Quei soldi vanno a te, Cesare.
BOTERO: Lo sai quanto mi costa questa campagna elettorale? Mi costa tre miliardi! A me questa campagna elettorale costa tre miliardi, e tu ti metti a fare l'eroe! Per cosa, poi? Per moralizzare il partito! Ma che significa moralizzare il partito? Sebastiano, io ti voglio bene. Ti voglio bene, ma è cambiato tutto. E' cambiato tutto, ancora non l'hai capito, eh?
TRAMONTI: No, non ho capito. Cos'è che devo capire?
BOTERO: Devi capire che tu non conti più un cazzo. Devi capire che io ti tengo con me come una decorazione, come un santino. E che se non firmi quel contratto, io ti faccio internare! Hai capito, rimbambito?
TRAMONTI: Io non posso firmare...
BOTERO: E allora vai via! Vai in pensione, imbecille! Vai in pensione! Io non ti voglio più vedere, hai capito?
BOTERO: Luciano! Vieni in camera mia, subito! Juliette sta male, vieni!
BOTERO: Sembrava tranquilla. Guarda, io ero sicuro... Ero sicuro che l'avesse presa bene. C'eravamo appena addormentati. E lei ha cominciato a parlare nel sonno. Ma io non sono colpevole, perché io...
LUCIANO: Sì, sì, si, ma adesso portiamola in ospedale. Guardi quante schifezze ha preso! Chiamiamo Guido, facciamo qualcosa!
BOTERO: Ma che Guido? Io non mi fido di nessuno! Andiamo noi. Che Guido? Andiamo noi! Fermati. Dai, accosta. Appena riesco a trovarlo, ti mando Gola. Lui penserà a tutto.
GOLA: La stronza è fuori pericolo. Ho sistemato tutto io. Non risulta nemmeno ricoverata. Il Direttore è uno dei nostri. Vieni?
LUCIANO: No, io resto.
GOLA: Ma allora... sei proprio innamorato, eh? Eh? Perciò sei sempre così nervoso. Tieni. Sono i temi.
LUCIANO: Che temi?
GOLA: I temi dell'esame di maturità. Juliette m'ha raccontato tutto. Dalli ai tuoi allievi, così li fai contenti.
LUCIANO: Ci vediamo a Roma? Perché? Dove vai, in America? Adesso ho capito che lei, nella sua vita, si comporta come quei signori feudali il cui unico scopo era estendere il proprio dominio, spesso a prezzo di guerre sanguinose contro altri signori, altrettanto corrotti e altrettanto rapaci. La parola... La parola modernità, sulle sue labbra, è grottesca: lei è un uomo del medioevo.
BOTERO: Allora, eh? Allora?
LUCIANO: È fuori pericolo.
BOTERO: Sì. Sì, si, sì.
LUCIANO: Le volevo dire... che lei è un porco.


RADIO: Le operazioni di voto si sono concluse alle quattordici. Ora si aspettano le prime proiezioni. Queste tormentate elezioni sono state caratterizzate da un aspro scontro tra i partiti che partecipano alla coalizione governativa. Ma il grande colpo di scena di questa campagna elettorale sono state le rivelazioni fatte dal giornalista Francesco Sanna, riguardanti presunti brogli nelle elezioni di dieci anni fa che portarono in Parlamento il ministro delle Partecipazioni Statali, Cesare Botero. Un'azione legale è stata annunciata, questa mattina, dall'ufficio stampa del Ministro.
IRENE: No!
LUCIANO: Che c'è?
IRENE: Mi hanno revocato il trasferimento.
LUCIANO: Ti rimandano a Bergamo?
IRENE: Mi hanno messo in attesa.
LUCIANO: Ti manderanno ancora più a nord, al confine.
IRENE: Dai, che c'era un'altra novità. È che aspettiamo un bambino.
ROSANNA CANCELLIERI: Bene, lo spoglio delle schede è praticamente terminato. Le proiezioni ci hanno dato un quadro ormai chiaro della situazione. Ma restate con noi, perché il dibattito si prospetta appassionante. Abbiamo molti ospiti in studio. Vedete, alcuni stanno ancora arrivando. E, con noi, i due grandi antagonisti di questi giorni arroventati: Federico Castri, Cesare Botero. E cominciamo con Cesare Botero. Onorevole Botero, le proiezioni per il suo partito, lo abbiamo visto, sembrano piuttosto favorevoli. Sembra confermarsi quell'onda lunga che negli ultimi tempi voi state tanto auspicando. Ma in questo momento incominciano ad arrivare anche i dati che riguardano le preferenze, e questo la riguarda, perché la sua Circoscrizione sembra averla abbandonata: lei rischia di non venire rieletto.
LUCIANO: Gola dov'è?
GUIDO: Non lo so, stava qui.
CANCELLIERI: Ma in questo momento incominciano ad arrivare anche i dati che riguardano le preferenze. E questo la riguarda, perché la sua circoscrizione sembra averla abbandonata. Lei rischia di non venire rieletto. Non sarà che le notizie, i fatti degli ultimi giorni che l'hanno vista protagonista e protagonista piuttosto discusso non possono non far sentire il loro peso? Insomma, alla vigilia elettorale, la sua immagine si è piuttosto appannata. Lei, adesso, rischia molto, rischia tutto. Cosa prova?
BOTERO: Ma guardi, io non amo gli uomini politici freddi. E non voglio simulare una freddezza che, tra l'altro, non ho. In questo momento sono molto sereno e aspetto con tranquillità la risposta degli elettori, che in questi anni... si sono dimostrati sempre più maturi, e sempre più in grado di distinguere gli scandali orchestrati ad arte, dalla reale capacità di governare. E quindi aspettiamo. GOLA: E tu che ci fai, qui? Che cosa vuoi?
LUCIANO: Sono venuto a portare le chiavi dell'appartamento.
GOLA: Lui ha sofferto per quella lettera che gli hai scritto. Non ha detto niente, ma io lo conosco. Dentro, sta male.
ADRIANA: Allora, come va?
GOLA: Perde! Continua a perdere.
ADRIANA: E va be', il grosso delle sezioni ancora non è stato scrutinato. Aspettiamo...
GUIDO: Infatti! Anche dieci anni fa il Ministro sembrava trombato...
GOLA: Non voglio sentire la parola trombato qua dentro!
CONDUTTORE: ... Laiche 1, Partito Radicale 1, altri 6.
CONDUTTRICE: Siamo ora in attesa di collegarci con la sala stampa del Viminale, dove c'è per noi il collega Piero Mazzoni per le prime proiezioni riguardanti i risultati delle Amministrative...
GOLA: Pronto? Chiamo da Roma, è urgentissimo. Vorrei parlare col signor Illica. Sì, sì, lo so che è al lavoro, ma chiamo da parte del Ministro Botero. Pronto, Illica? Sono Remo Gola. Chiamo da parte di Cesare Botero. Vorr... No, no, no, niente ringraziamenti, abbiamo fatto soltanto il nostro dovere. Siamo contenti che suo figlio sia tornato a casa. L'Ambasciata al Cairo s'è mossa bene. Mi asc... Sì, sì, abbiamo ricevuto la cassa di vini. Il Ministro ha gradito moltissimo... Mi ascolti, Illica, abbiamo dei problemi... Rimanga in linea un attimo...
LUCIANO: Sì!!! Lo rifanno, sì, come l'altra volta! Solamente che questa volta si sono fatti più raffinati, utilizzano il computer! Sì, questo Illica... lavora al Centro Raccolta Dati della Prefettura!
SANNA: Gli ultimi dati lo davano in rimonta! Ma certo che ci riproverà! Questa volta col centro meccanografico! Siamo, o non siamo moderni?
LUCIANO: Avevano previsto tutto un mese fa! Hanno fatto uscire il ragazzo dalla galera per poter ricattare il padre! Ma perché non ci ho pensato prima?
SANNA: Io scrivo di lui che è un truffatore e lui, non soltanto se ne frega, ma mi manda anche una querela di trentadue cartelle, piena di citazioni greco-romane!
LUCIANO: Ma lo credo! Quelli ci hanno Zollo! Eh!
MILITARE: Desidera?
SANNA: Ah, scusate, sono un giornalista. Scusate, eh...
MILITARE: No, non si può passare.
SANNA: Ma devo parlare con Illica!
MILITARE: Non si può passare!
SANNA: Ma devo parlare con Illica. Ma per favore!
MILITARE: Non si può passare!
ILLICA: Lasciateli passare! Lasciateli passare! Ah, è lei, l'hanno mandata a controllare. Ma io già l'ho detto a quello lì, a Gola. Anzi, sa che le dico? Se ne vada, perché io sono già incazzato! Non provateci mai più, capito? Mai più! Io non trucco i dati, non prendo in giro gli elettori, lo sanno tutti qui! I dati che arrivano dalle sezioni adesso li controlliamo tutti, uno a uno!
SANNA: Ma allora è tutto regolare?
ILLICA: Tutto perfetto.
SANNA: Ma...
LUCIANO: E Botero che fa?
ILLICA: Vince. Stravince. Sta prendendo una valanga di voti. E pure quel rubagalline del suo segretario. Vanno tutti e due come due treni.


BOTERO: L'onorevole Castri si è battuto con tenacia e con vigore, ma ha perso. Queste elezioni dimostrano, dunque, che la lotta politica, quando è aperta, leale, democratica, rappresenta il fondamento della nostra società e la garanzia della possibile alternanza di uomini e di partiti. La secca sconfitta delle opposizioni ci rende tutti più sereni. Abbiamo partecipato e ora torniamo a lavorare, onestamente. In questo momento il mio pensiero va a due persone: all'amico Polline, la cui elezione rappresenta il primo passo verso il ristabilimento della verità, e al mio maestro di vita e di lotta politica Sebastiano Tramonti, che in queste ore combatte una battaglia decisiva sotto una tenda a ossigeno, tradito da un cuore che per anni ha battuto con troppo amore e troppa passione per la gente, per il partito, per lo Stato. Ringrazio gli elettori, che hanno espresso il loro voto liberamente, senza dar credito al qualunquismo dilagante e allo scandalismo di un giornale che, poco fa, è stato raggiunto da un'ingiunzione fallimentare e che si avvia a chiudere i battenti, per sempre. Vorrei aggiungere un'ultima cosa. L'economia italiana tira, la lira è in netta ascesa su tutti i mercati. La locomotiva Italia ha smesso di essere un trenino a vapore e corre veloce verso il duemila. Bisogna pero spazzare via coloro che si comportano come quegli antichi signori feudali il cui unico scopo...
LUCIANO: Questa qua gliel'ho scritta io!...
SANNA: Ah!...
BOTERO: ...era di estendere il proprio dominio anche a costo di guerre sanguinose contro altri signori altrettanto corrotti e altrettanto rapaci...
SANNA: Spegnilo, spegnilo, va'.
TELEGIORNALE: Esami di maturità. La prova di italiano, che uno sciopero del personale non didattico della scuola sembrava aver messo in dubbio, si svolgerà regolarmente il giorno 16 giugno. Ci siamo recati all'uscita di un noto liceo romano, dove abbiamo chiesto agli studenti come si stanno preparando al momento più impegnativo di questa fondamentale prova. Allora, cosa uscirà quest'anno?
I STUDENTESSA: Io credo Manzoni, oppure... qualcosa su Pirandello. Per sicurezza non ho studiato niente di particolare. Comunque, punto tutto sul tema d'attualità.
GIORNALISTA: E tu, invece?
II STUDENTESSA: Ma io...
LUCIANO: Eccolo qua, che ti dicevo? E' uscito il futurismo, è uscito!
SANNA: Da zero a centoventi chilometri in dodici secondi e due. Però! Dispositivo antibloccaggio, ruote ABS di serie. Termometro temperatura esterna, sedili con riscaldamento elettrico. Bella. Computer di bordo, regolatore automatico di velocità. Bella. Bellissima.
LUCIANO: Pronto? Saverio? Sono io, il professore. Senti, hai carta e penna? Sì. Ho i temi dell'esame di maturità. Come vi avevo detto, è uscito il futurismo. Però, prima mi devi fare una promessa: dopo... devi telefonare a tutti i tuoi compagni di classe. E loro, a loro volta, devono telefonare ad altri compagni, e così via, e così via, in tutta Italia. Sì, utilizzate il fax, il ciclostile, quello che vi pare! L'importante è che non vi dimenticate di nessuno, di tutti gli studenti d'Italia, di tutta la classe dirigente del futuro, di tutti i viaggiatori della locomotiva Italia! Lo so io che è, tu scrivi! Allora... Tema di letteratura: "Secondo il pensiero di Gramsci, possiamo riconoscere nella pittura e nella poesia futurista inequivocabili segni dello spirito fascista che avanza. Questa critica appare superata alla luce del nuovo punto di vista che oggi prevale sulle arti figurative e letterarie del periodo fascista. Il candidato esponga il suo pensiero sull'argomento". Però, state attenti, che, rivalutando l'estetica fascista finite col rivalutare il pensiero fascista.
IRENE: Speriamo che mi mandino in una scuola vicino al carcere.
SANNA: Bagagliaio... con interno... mazze da golf!... Ma tu... oltre che da portaborse, gli facevi anche da portamazze?
LUCIANO: Ad angolo ottuso. La cercavo da tanto tempo! Ah, ah, ah, ah, ah!
SANNA: Ah, ah, ah, ah, ah!

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